Siete a una festa, c’è confusione, e’ salito il tasso di allegria e magari anche quello alcolico, eppure ecco improvvisamente la vostra mente volgere altrove, attirata da una voce, una risata. La persona che più di tutte stavate aspettando è arrivata, lo capite istantaneamente ma il vostro non è fiuto da ‘Don Giovanni’.
Ricercatori tedeschi hanno scoperto che tanta perspicacia viene da un centro nervoso cruciale per socializzare: possiamo battezzarlo il ‘filtro da party’, serve a captare informazioni importanti selezionandole tra miriadi di input anche nel caos di una festa.
Secondo quanto riferito da Alexander Gutschalk dell’università Ruprecht-Karl di Heidelberg sulla rivista Plos Biology, quest’area neurale sita nella corteccia uditiva secondaria nel lobo temporale al lato della testa, è responsabile dell’effetto ‘Cocktail party’, noto dal 1953, la cui origine rimaneva però un mistero.
“L’effetto cocktail party è importante per noi soprattutto nella società caotica e frenetica in cui viviamo – spiega la responsabile dell’Istituto di Neuroscienze del CNR di Roma Martine Ammassari-Teule – ci permette di non essere sopraffatti dal bombardamento confuso di stimoli cui continuamente siamo immersi, di socializzare, di essere perspicaci e rapidi alla reazione non appena captiamo qualcosa che ci interessa”. Dal 1953 è nota la capacità dell’orecchio umano di focalizzare l’attenzione su un singolo stimolo uditivo, in contesti confusi e rumorosi. Il fenomeno era stato battezzato ‘cocktail party’ in quanto la festa è la situazione tipica in cui si verifica.
Tanti invitati riuniti in gruppetti, si beve qualcosa e si chiacchiera, percepiamo contemporaneamente diverse voci e suoni che si sovrappongono, ma ad un certo punto l’attenzione volge involontariamente altrove, magari verso una voce lontana che arriva da un’altra stanza. Come fa il nostro cervello a scremare tra tanti rumori consentendoci di captare solo le informazioni che ci interessano? I ricercatori tedeschi hanno risposto a questa domanda riproducendo l’effetto cocktail party in laboratorio: dei volontari dovevano ascoltare diversi suoni e riconoscerne uno specifico.
Durante l’esperimento il loro cervello è stato monitorato con la magnetoencefalografia, tecnica che permette di vedere ‘in diretta’ l’attività cerebrale. Ogni volta che l’effetto cocktail party si verificava, e cioé quando i volontari riuscivano a riconoscere il suono tra tanti rumori, nel loro cervello si accendeva la corteccia uditiva secondaria. In mancanza di ‘effetto party’, cioé quando fallivano nel riconoscere il suono, l’area restava spenta.
La scoperta conferma l’esistenza dell’effetto cocktail party, spiega la Ammassari, e dice anche quale circuito nervoso lo genera. Il nome dell’area, corteccia “secondaria”, non deve trarre in inganno, non è un circuito di importanza secondaria ma, al contrario, interviene a un livello di complessità superiore nelle percezioni umane. La corteccia primaria, spiega la Ammassari, serve per la percezione degli stimoli sensoriali tout court, la secondaria utilizza queste percezioni per darci una visione più integrata e complessa del mondo intorno a noi.
Ed è importantissima: “serve a modulare la nostra attenzione – osserva la neuroscienziata – permettendo di far trapelare informazioni utili in mezzo al rumore”. L’esistenza di questo ‘filtro’, quindi, è cruciale in situazioni di confusione. Più uno ha questa capacità, osserva, più è adatto alla ‘giungla sociale’.
(ansa)
AUTORE. Redazione