Covid sì, Covid no. Nel bel mezzo della pandemia ci sono anche loro: i negazionisti, cioè coloro che affermano che il virus non esiste, mentre la gente finisce ricoverata in Rianimazione o, in molti casi, non ce la fa a vivere. Quelle del complotto, fatte anche di fantasiose spiegazioni alternative di eventi reali, sono teorie che nei decenni sono sempre esistite. Successe per l’11 settembre e per l’assassinio di Jfk (secondo i complottisti organizzati dalla Cia) o più recentemente per le scie chimiche. A queste spiegazioni, spesso bizzarre, crede una persona su quattro. Ma è legittimo crederci? Si tratta di teorie costruite in maniera ingegnosa, quindi alla fine crederci non sarebbe una cosa fuori dal comune.

Ma cosa succede nella mente dell’uomo? «Quando non si riesce a fronteggiare lo stress esterno si mette in moto un meccanismo di difesa di tipo arcaico – spiega Tony Giorgi, psicologo e docente presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia – l’incertezza e l’ansia per il futuro spingono il cervello a un’incessante rianalisi delle informazioni a disposizione, nel tentativo di organizzarle in una narrazione coerente che ci faccia capire cosa sta succedendo, da chi siamo minacciati e come dovremmo reagire». La preoccupazione maggiore è quando credere alla teoria del complotto diventa un fatto cronico: «A quel punto le prove che contraddicono la teoria sono viste come atti di disinformazione dei cospiratori», dice ancora Giorgi.

È lecito chiedersi: come nascono le teorie del complotto? «Soprattutto dalla poca conoscenza di un evento o di un fenomeno – spiega ancora Tony Giorgi – il ragionamento parte da dati che mancano dalle versioni ufficiali o che le contraddicono e vi costruiscono narrazioni ad hoc». Internet ha mutato il comportamento dei protagonisti delle teorie del complotto, cioè queste ultime tendono a essere più vaghe e meno circonstanziate. «Un ulteriore elemento da tenere in considerazione per il comportamento dei complottisti è quello dell’errore di attribuzione – spiega ancora Tony Giorgi – cioè la tendenza ad attribuire certi eventi alle caratteristiche personali degli altri e alla loro volontà piuttosto che al caso o a fattori esterni». Contrastare i complottisti? «Significherebbe fare il loro gioco, cioè considerare errori comuni come la colpa di un dato gruppo di persone…», conclude Giorgi.

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