Per il ddl salva-ineleggibili voluto da Fratelli d’Italia il voto segreto, alla fine, è stato fatale. Ieri pomeriggio la norma è stata bocciata dall’Ars con 34 voti contrari e 30 favorevoli e così in seno alla maggioranza di centro destra si è aperta la crisi. In aula ieri si era pure presentato il presidente della Regione Renato Schifani ma è valso a poco. Il voto dell’aula ha, di fatto, spaccato la maggioranza. Sono stati dieci i franchi tiratori del centrodestra (Lega e Dc in prima fila) che hanno deciso di non approvare la norma di interpretazione autentica di una legge vecchia che chiarisce gli enti controllati e finanziati dalla Regione. Attualmente 4 deputati (tre meloniani e uno dell’opposizione) hanno giudizi pendenti davanti ai Tribunali ordinari a fronte di ricorsi per iniziativa popolare presentati due anni fa.

L’intepretazione autentica avrebbe tolto anche retroattivamente alcune cause di inconferibilità e ineleggibilità per alcuni deputati regionali: Dario Daidone, Giuseppe Catania e Nicolò Catania di Fratelli d’Italia e Davide Vasta di Sud chiama Nord. Ma, in realtà, nei corridoi dell’Assemblea regionale siciliana tutti parlano potenzialmente di almeno il 15% dei deputati eletti nel 2022 che, se venissero presentati ricorsi per iniziativa popolare, a rischiare il posto sarebbero da 10 a 12 onorevoli.

L’emendamento di riscrittura del testo della norma, presentato dal capogruppo Fdi Giorgio Assenza, avrebbe sgombrato il campo da discussioni e pareri legati alla illegittimità del provvedimento. Ma l’aula l’ha bocciato. Ora è pure a rischio la riforma delle Province con la reintroduzione del voto diretto nonostante la legge Delrio sia ancora in vigore. Il testo è stato rimandato in Commissione Affari istituzionali ma non appena tornerà in aula non è poi così scontato che passi. FdI è sul piede di guerra: la bocciatura del ddl “salva-ineleggibili non è stata gradita dai meloniani.

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