Il superlatitante Matteo Messina Denaro sarebbe stato operato in un ospedale di Messina sotto false generalità, protetto a vista dai reggenti della famiglia stragista di Brancaccio. Lo ha rivelato il pentito Gaspare Spatuzza nell’ultima udienza del processo Borsellino quater contro gli autori della strage di via D’Amelio, in corso di svolgimento presso la Corte d’Appello di Caltanissetta. La notizia è stata riportata stamattina da Antonio Mazzeo ed Enrico Di Giacomo su Stampalibera.it. Il breve, ma inquietante, accenno al ricovero nella città dello Stretto dell’imprendibile Matteo Messina Denaro, detto Diabolik, è stato fatto da Spatuzza rispondendo all’avvocato Fabio Repici, legale di parte civile di Salvatore Borsellino, fratello del magistrato palermitano. L’avvocato Repici aveva chiesto al collaboratore di giustizia di soffermarsi sulla provenienza di parte dell’esplosivo utilizzato per la sanguinosa offensiva mafiosa del biennio 1992-93.
«Oltre a quello recuperato in mare, sentii dire che l’esplosivo veniva da Messina o da Catania», ha riferito Gaspare Spatuzza. In fase di macinatura, sia da dei discorsi che si facevano un po’ il Cosimo Lo Nigro e Fifetto Cannella e l’alto soggetto che era Renzino Tinnirello. A casa si faceva il conto di quello che noi eravamo in possesso…dell’esplosivo che doveva arrivare da fuori… Era esplosivo con gelatina, confezionato in salsicciotti trasparenti… Quindi quell’esplosivo a me estraneo l’ho collegato a quello che potesse arrivare da Messina o da Catania… Ho appreso successivamente alle stragi, che i fratelli Garofalo erano stati coinvolti in una situazione, che dovevano reperire delle armi… E che in tale circostanza era coinvolto il Renzino Tinnirello. Questo credo che riguardasse Catania…» scrivono su Stampalibera.it, riportando le dichiarazioni di Spatuzza.
«Su Messina, inerente all’esplosivo, non mi è stato detto… Non ricordo… C’è un particolare da Messina, però, ma credo che era per una problematica di Matteo Messina Denaro… So un particolare, in cui Matteo Messina Denaro ha subito un intervento agli occhi a Messina… In questa vicenda era coinvolto Nino Mangano… Messina Denaro all’epoca si andò a curare sotto il nome di Giorgio Pizzo, un uomo del nostro gruppo, della famiglia di Brancaccio. Andò a curarsi a Messina sotto il controllo di Nino Mangano…». Gaspare Spatuzza non ha fornito elementi utili a determinare la data in cui sarebbe stato effettuato l’intervento oculistico al superlatitante trapanese, ma è presumibile che esso si sia verificato in un arco temporale compreso tra la strage di Capaci (23 maggio 1992) e il dicembre 1995, quando con l’operazione antimafia Spartacus finirono in carcere numerosi appartenenti alla cosca di Brancaccio, tra cui proprio l’allora reggente Nino Mangano e quel Giorgio Pizzo che avrebbe prestato il proprio nome e documenti per occultare la vera identità di Messina Denaro.
AUTORE. Redazione