Il dialetto siciliano? Non è lingua da mettere da parte ma da rivalutare. Ne è convinto il regista Giacomo Bonagiuso che ieri sera, al teatro Selinus, ha portato in scena “Medea arcana, opera in canto”. Non è stato un debutto, in effetti, perché l’opera è stata rappresentata al parco archeologico di Selinunte. Ma ieri sera la messa in scena ha avuto un sapore diverso, soprattutto per Bonagiuso che da 10 anni non era più entrato al teatro Selinus che lui ha diretto per alcune stagioni teatrali. Visibilmente emozionato sul palco, a fine spettacolo, Bonagiuso ha ribadito di «essere tornato dalla porta principale, con una valigia che ci consentiva di offrire il nostro teatro alla gente, perché tanti amici ce lo hanno chiesto a gran voce e perché qualcuno, in dettaglio, lo ha permesso». Come l’assessorato regionale all’identità siciliana, il Comune di Castelvetrano e un cartello di sponsor privati.
L’opera che Bonagiuso ha portato in scena è una riscrittura della Medea di Euripide. In dialetto siciliano e cantata, un registro nuovo per un’opera il cui testo originale è in greco. «Abbiamo pensato a riscrivere la Medea nelle viscere della irrisolta questione siciliana, ambientandola nell’epoca principe in cui tale questione è nata: il risorgimento e il conseguente mitologema garibaldino», spiega Bonagiuso. Un’ora di spettacolo con Roberta Scacciaferro (Medea), Francesco Less (Giasone), Giovanna Russo, Emanuela Lombardo ed Aurora Di Nino (Corifee), Matilde Fazio e Giacomo Bonagiuso (narratori). A fine spettacolo pubblico in piedi e un lungo applauso: «La nostra lingua siciliana è viva e capace di dire», ha concluso Bonagiuso.