Ha scambiato gli spinaci per la mandragora ed è entrato in coma. E’ successo a un sessantenne di Canicattì, che è stato ricoverato presso il locale ospedale dove gli sono stati somministrati i primi farmaci, per poi mettersi in contatto col Centro anti veleni di Milano. L’uomo è stato salvato dopo che l’antidoto è stato recuperato presso l’ospedale “Garibaldi” di Catania e somministrato al paziente che è uscito dal coma. Due casi simili erano già successi nel 2012: per un tragico errore, un uomo trapanese e una donna palermitana furono ricoverati per intossicazione alimentare provocata dal consumo di mandragora autunnale.

Ma come bisogna comportarsi quando non si è sicuri della verdura che si raccoglie? In caso di incertezza, prima di consumare le piante raccolte, sarebbe bene sottoporre al vaglio di una persona competente i prodotti raccolti al fine di evitare appunto l’avvelenamento. “Proprio in questo periodo dell’anno – precisa il biologo Antonino Barbera –  nelle nostre campagne è possibile raccogliere una grande varietà di piante spontanee commestibili. Queste piante, prive di sostanze velenose o comunque dannose per l’organismo, sono dette alimurgiche”

E’ bene sapere che non tutte le piante selvatiche sono commestibili, alcune possono risultare velenose, è il caso della mandragora autunnale (Mandragora autumnalis). La mandragora viene spesso scambiata per borragine (Borago officinalis) che invece è commestibile. L’avvelenamento da verdure non commestibili è molto diffuso soprattutto nel periodo autunnale, quando molti appassionati si recano in campagna per raccogliere vari tipi di verdure.

Ecco i consigli di Antonino Barbera: “Alcune informazioni sono utili per sapere distinguere la borragine dalla mandragora. La borragine, commestibile, è una pianta erbacea annuale, alta 30-40 cm, ispida per la presenza di peli setolosi pungenti di colore bianco. Infiorescenza in pannocchia con fiori posti su lunghi peduncoli inclinato-pendenti; fiori con petali uniti, simmetria raggiata, ampia corolla a cinque lobi, azzurra. Fiorisce dalla primavera all’autunno. La specie è diffusa in tutta Italia.

Cresce in luoghi coltivati, fra le macerie, lungo le siepi; dal mare alla zona submontana. Va ricordato comunque che le foglie di borragine, per quanto commestibili, devono essere consumate in modeste quantità poiché contengono alcaloidi pirrolizidinici”

Pianta di Mandragora

Pianta di Mandragora – Foto di Pippo Rannisi

Pianta di Borragine (filieracortacremona)

La mandragora, NON è commestibile: è una pianta erbacea perenne, alta 5-15 cm, con radice grande, fusiforme, ramificata. Fiori solitari, violacei, nascenti alla base della pianta.  Fiorisce in autunno. E’ spontanea in Italia meridionale. Cresce in campi incolti, aridi, lungo le siepi. La mandragora, come molte Solonaceae, produce nelle sue parti verdi e nei semi alcaloidi tropanici che provocano aumento del ritmo cardiaco, vasodilatazione, inibizione delle secrezioni salivare, gastrica e pancreatica, sudorazione, disorientamento, allucinazioni, delirio, confusione mentale.

La mandragora si distingue dalla borragine per le foglie quasi prive di peli e più piccole, sempre tutte basali: si dice infatti che la mandragora è acaule, cioè manca di fusto.

Pianta

Nome comune

Emissione foglie

Fioritura

Commestibilità

Borago officinalis

Borragine

Marzo/Aprile rosetta basale fitta peluria ispida

Aprile/autunno fiori portati da fusti ramificati, su cui si trovano anche le foglie

Foglie commestibili: moderare la quantità

Mandragora autumnalis

Mandragora

Foglie sempre tutte basali, fitta peluria morbida

Autunnale, fiori solitari attaccati alla base delle foglie

NON commestibile: alterazione ritmo cardiaco, allucinazioni, delirio

Tabella riassuntiva per il confronto delle foglie di borragine con le foglie di mandragora.

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