Domani pomeriggio presso la chiesa dell’Annunziata sarà presentato Il ritorno del Trittico e del quadro di San Francesco da Paola

Il Sindaco della città di Castelvetrano, Dr. Giovanni Pompeo, rende noto che lunedì 26 marzo, a partire dalle 17.30 presso la chiesa di Maria SS. dell’Annunziata si ta in via XX settembre, si terrà un convegno per presentare alla cittadinanza il celebre dipinto del “ Trittico raffigurante l’Incoronazione della Vergine, tra i Santi Gandolfo e Giorgio”.

Il Trittico dell’Annunciazione è un trittico , dipinto su tavola da un autore ignoto e risalente al 1448, che era conservato al Palazzo Abatellis di Palermo, ma che originariamente era collocato nella Chiesa dell’Annunziata di Castelvetrano( meglio conosciuta come chiesa della Badia). La tavola manca dalla nostra città dal 1860, giacché essa sparì, forse con la complicità di una suora del Monastero, annesso alla detta chiesa, proprio nell’anno della spedizione dei Mille. Del Trittico si perdette ogni traccia, salvo ad essere citato, nel secondo dopoguerra, dalla critica d’arte del tempo, in quanto si scoprì compreso nel catalogo delle opere acquisite dall’allora Museo Nazionale, passate in seguito alla Galleria Regionale di Sicilia a Palazzo Abbatellis in Palermo. La storia del suo ritrovamento è molto singolare come spiega il consulente per le attività culturali, prof. Francesco Saverio Calcara:

IL MIRACOLO DEI VOLTI

Lunedì 26 marzo, alle ore 17.30, presso la chiesa dell’Annunziata (la Badia), verranno presentate, secondo il programma allegato, due significative opere d’arte che hanno fatto ritorno a Castelvetrano: il Trittico dell’Incoronazione del 1448 e il San Francesco da Paola e storie del Santo del 1560, entrambe di ignoto autore.
Nel 1997, un opuscolo di Aurelio Giardina e Vincenzo Napoli, pubblicato a cura del Lions Club di Castelvetrano, dava notizia dell’esistenza nei depositi di palazzo Abbatellis di Palermo di un Trittico, di ignoto autore, erroneamente ritenuto perduto a seguito di un furto, proveniente dalla chiesa dell’Annunziata (la cosiddetta Badia) di Castelvetrano.

La tavola manca dalla nostra città dal 1860, giacché essa, secondo la testimonianza del sacerdote Giuseppe Bertuglia, raccolta dal Ferrigno, sarebbe stato portata a Palermo dal dott. Rosario Lentini, a cui, forse per paura che fosse trafugata dai garibaldini, l’avrebbe affidata la sorella Margherita (suor Beatrice, in religione), monaca e badessa appunto nel Monastero dell’Annunziata, annesso alla detta chiesa, proprio nell’anno della spedizione dei Mille. Del Trittico si perdette ogni traccia, salvo ad essere citato, nel secondo dopoguerra, dalla critica d’arte del tempo, e segnatamente da Roberto Longhi, indicato nel catalogo delle opere acquisite dall’allora Museo Nazionale (al n. 2173 del 1897), passate in seguito alla Galleria Regionale di Sicilia a Palazzo Abbatellis in Palermo.
Proprio nei depositi di quella Galleria, Giardina e Napoli, con l’aiuto del dott. Vincenzo Abate, direttore pro tempore della Galleria Regionale, rinvennero e fotografarono il Trittico. Esso misura cm 167 x 150 ed è costituito da tre scomparti lignei, dove, secondo stilemi vernacolari che si ispirano e superano il gotico fiorito, sono rappresentati S. Gandolfo, in abito francescano, con un libro e in atto di benedire, a sinistra; l’Inconorazione della Vergine, al centro; S. Giorgio, su un cavallo bianco, in atto di uccidere il drago, a destra. In alto, quasi in corrispondenza delle mani alzate del Cristo, si apprezza, nonostante qualche lacuna, la figura di un angelo reggicortina.
Per sollecitazione di padre Giuseppe Titone, parroco della chiesa dell’Annunziata, il Comune ha finanziato il restauro dell’opera, certosino lavoro condotto per mesi dal maestro Franco Fazio, il quale, seguendo un rigido criterio filologico, ne ha comunque recuperato quasi interamente la parte destra, una buona porzione della sinistra e quanto era possibile di quella centrale, la più danneggiata. Fortunatamente sono pressoché del tutto leggibili i volti, che stupiscono per l’accuratezza dei tratti e la delicatezza dell’esecuzione. In particolare, la tecnica del retino ci consente oggi di ammirare il viso di San Gandolfo, eremita francescano che dalla lontana Lombardia (Binasco, per l’esattezza) era venuto in Sicilia nel 1225, e che soggiornò a lungo a Castelvetrano, in un bosco che lambiva l’abitato, compiendo molti prodigi e miracoli. Sembra che il Trittico riproduca, in modo schietto e animoso, le stesse sembianze del Santo, così come era dipinto in un antico affresco, poi perduto, che si vuole fosse fedele alle reali fattezze del pio romito di Binasco, il cui volto, quasi per miracolo, ci viene finalmente restituito.
Perfettamente decifrabile risulta del pari la data di esecuzione, dipinta in basso, che è il 1448; per cui oggi il Trittico dell’Annunziata costituisce la più antica opera d’arte, di certa datazione, di cui si conserva memoria a Castelvetrano. Significativo, a mio parere, l’accostamento nella tavola tra S. Gandolfo e S. Giorgio, i quali ci suggeriscono due modelli affatto diversi di santità: il primo quello della semplicità francescana, il secondo quello dell’agonismo cristiano e della cavalleria. Uno spunto interessante, su cui gli studiosi di antropologia religiosa potrebbero misurarsi.
Insieme al Trittico rientrerà da Mazara, dove si trova da più di 50 anni, la tela di S. Francesco da Paola, datata 1560, di ignoto pittore del primo Cinquecento, proveniente pur essa dalla Badia. Il dipinto rappresenta il Santo calabrese, tanto venerato però nella nostra Isola, con il tipico bastone tra le mani, e un rosario col teschio; secondo l’iconografia proposta dal dipinto del Santo, pur esso di ignoto autore, nella chiesa dell’Annunziata di Napoli. La nostra tela presenta ancora sei riquadri per lato, raffiguranti scene della vita del Taumaturgo di Paola. In basso, sono riprodotti due personaggi inginocchiati in preghiera, quasi certamente i committenti della tela. In alto, è raffigurata una bella Annunciazione. Da una iscrizione apposta ai piedi della tavola, apprendiamo che essa fu sottoposta ad un primo restauro già nel 1679, a cura della badessa del Monastero, suor Stefania Geronima Aragona, figlia del principe Diego, mentre un altro restauro fu eseguito nel 1949, quando il dipinto fu trasferito, appunto, a Mazara, nell’episcopio di quella città. Un raffronto stilistico consente di accostare quest’opera al S. Vincenzo Ferreri, proveniente da S. Domenico e attualmente nella chiesa di S. Giovanni di Castelvetrano; e a un S. Girolamo, nella chiesa di S. Michele a Sciacca.
Il Trittico dell’Incoronazione e il S. Francesco, finalmente ritornati a Castelvetrano, sono state sistemati nella detta chiesa dell’Annunziata, per essere presentate al pubblico il giorno 26 marzo alle ore 17.30.
Si chiude così, dopo circa quattro anni di lavoro, condotto in modo sinergico da padre Giuseppe Titone, dal sindaco Gianni Pompeo, dal prof. Francesco Saverio Calcara, dall’assessore Nino Centone, dal dott. Paolo Natale, una vicenda che all’inizio sembrava davvero una “missione impossibile”. Un grazie al dott. Abate, alla dott.ssa Davì, alla dott.ssa Cassata della Galleria Regionale di Sicilia e, ovviamente, anche al vescovo di Mazara del Vallo, mons. Domenico Mogavero, che è stato sensibile alle sollecitazioni degli studiosi locali volte a fare rientrare a Castelvetrano, contestualmente al Trittico, anche il bel quadro di S. Francesco da Paola.

Il Sindaco Gianni Pompeo aggiunge: “ Siamo particolarmente felici per aver ottenuto la restituzione di questa importante opera che mancava da oltre 150 anni dalla città. Ci tenevamo particolarmente ed abbiamo promosso una serie di incontri con i funzionari dell’Assessorato Regionale ed oggi possiamo annunciare che i nostri sforzi sono stati premiati con quello che sarà l’evento culturale dell’anno”.

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