[di Antonio Colaci] Ieri sono andato a trovare un caro amico a Santa Ninfa. Dalla sua casa di periferia si può ammirare questo panorama.
Alcuni giorni fa, sono uscito dalla A29 venendo da Marsala e, prima di entrare a Castelvetrano, la mia vista è stata offesa, per l’ennesima volta in tanti anni, dalla desolazione di una zona semidesertica, totalmente degradata, che offre a chi entra in città dal lato Sud un’immagine spettrale, la stessa che sono costretti a vedere ogni giorno dalle loro finestre gli abitanti delle cosiddette “palazzine” di Via Campobello.
Avevo fatto delle foto che ho conservato con l’intento di scrivere per l’ennesima volta, in una futura occasione, un articolo sull’argomento per dimostrare come, a distanza di tanti anni, il degrado ambientale di tutto il territorio all’ingresso della città si sia ulteriormente aggravato nel disinteresse generale.
Da quando ho scritto la prima volta di questo problema ambientale e di immagine si sono alternati sindaci, assessori, commissari straordinari; ma a nessuno è importato mai niente, nessuno ha mai guardato quella parte del territorio con l’occhio critico di chi, avendo delle responsabilità gestionali della cosa pubblica, avesse avvertito un briciolo di pudore nel mostrare di Castelvetrano, a turisti e viaggiatori, un’immagine così terribilmente degradata a ridosso di un cartellone che la identifica come “Città dell’olio e del pane nero”.
Al ritorno da Santa Ninfa, però, ho avuto voglia di non rimandare e di inviare quelle foto, fatte giorni prima, ad un amico che occupa una posizione importante nella nuova Amministrazione Comunale. Ed ecco la novità; quell’amico ha risposto quasi subito al mio messaggio WhatsApp e mi ha assicurato il suo interessamento. Oggi sono un po’ rinfrancato ed aspetto che qualcosa succeda.
Giorni fa Carlo Petrini, creatore e leader di Slow Food”, ha lanciato la proposta di piantare 60 milioni di alberi, uno per ogni italiano. Lo ha fatto chiedendo attenzione ai gravissimi problemi ambientali che lasceremo in eredità ai nostri figli ed ai nostri nipoti. La Sicilia, più di altre regioni, è assillata da gravi problemi di desertificazione ed i castelvetranesi di questo dovrebbero essere tutti a conoscenza; ma se non lo fossero basterebbe andassero tutti alla fine della Via Campobello e si guardassero intorno; se non vogliono fare questo sforzo sarebbe sufficiente guardassero le foto di questo articolo o guardassero le classifiche che vedono Castelvetrano ultima in provincia per la raccolta differenziata. Non credo si possa essere orgogliosi di questo stato di cose, mi sembra impossibile che non si abbia voglia di cambiarlo.
Una campagna di divulgazione di temi ambientali e di educazione al rispetto ed alla cura del territorio sarebbe molto facile da attuare in una città dove scuole ed istituti superiori ogni giorno sono frequentati da migliaia di giovani. Il Corpo Forestale potrebbe occuparsi della riqualificazione di quel territorio a Sud della Città e fare sì che diventi un polmone verde che restituisca decoro e salubrità ambientale a Castelvetrano. Le decine di associazioni presenti potrebbero una volta tanto collaborare a progetti ambientali comuni.
Spero che al messaggio che mi ha mostrato per la prima volta attenzione da Palazzo Pignatelli facciano seguito azioni a cui sarebbe il caso che buona parte della popolazione partecipasse, per quel “bene comune” che comprende in modo sostanziale anche la cura dell’ambiente.
Così che quel cartellone inviti ad entrare in una città che, oltre ad essere la patria dell’olio e del pane nero, mostri di essere almeno pari alle tante cittadine della Sicilia che proprio grazie al recupero del decoro, hanno trovato anche strumenti di ripresa sociale ed economica.
Antonio Colaci
AUTORE. Antonio Colaci
Bella iniziativa, bravo Antonio che conosciamo da anni per la sensibilita’ ambientale cha ha sempre dimostrato in tante occasioni.
Basterebbe accendere i lampioni alla sera, raccogliere regolarmente i rifiuti, diserbare e sistemare i marciapiedi, curare le aiuole, asfaltare le buche…