Leggo con profondo rammarico le dichiarazioni rilasciate dalla dott.ssa Conigliaro al Vs. sito, in merito alla vicenda che ha visto coinvolta, qualche giorno fa, una scuola di Castelvetrano. In realtà è da giorni che leggo considerazioni che non condivido e mi ero ripromessa di non intervenire sul caso, onde alimentare discussioni sterili rispetto ad un semplice controllo antidroga. Ahimè, non ce l’ho fatta. Perché una cosa è esprimere opinioni rispetto alla liberalizzazione o meno delle droghe leggere, un’altra è sostenere con vigore che le forze dell’ordine abbiano commesso degli illeciti.
Quindi mi accingo a dire anche io la mia, senza la presunzione di detenere la verità assoluta e senza resuscitare Seneca. Non entro nel merito del proibizionismo ed antiproibizionismo, ma è indubbio che il problema droga sia non solo educativo e formativo, ma anche sociale, tipico di una cultura complessa ed articolata, alla quale a volte la risposta della sola scuola si è rivelata inefficace (tant’è che sono stati rinvenuti 15 gr.di erba, lo so potrebbero sembrare pochi, ma è comunque un illecito, questo si).
Dello stesso parere è L’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze che nel 2002 scriveva: “La maggior parte dei programmi di prevenzione dalla droga hanno l’obiettivo di evitare o di ritardare l’assunzione di stupefacenti e la tossicodipendenza, a partire dall’ambito scolastico tradizionale.
Anche il protocollo d’intesa stipulato tra il MIUR ed il Dipartimento delle Politiche Antidroga con la Presidenza del Consiglio dei Ministri nel dicembre 2012 scrive che “gli interventi di prevenzione, per essere maggiormente efficaci, devono essere associati a interventi finalizzati alla riduzione della disponibilità di droghe sul territorio attraverso il mantenimento del rispetto della legalità ed in particolare mediante la repressione del traffico, dello spaccio, della coltivazione e della produzione non autorizzata.
Vengono inoltre stipulati accordi territoriali tra Prefetture, Questure, USP, USR e Comuni, che prevedono modalità operative di interventi specifici e dettagliati e spesso questi protocolli prevedono procedure che possono legittimare controlli antidroga effettuati all’interno delle scuole”. Vale a dire che la constatazione da cui parte la dott.ssa Conigliaro, ossia che “La scuola ha un fondamentale ruolo pedagogico prima che istruttivo e nel momento in cui si permette alle forze dell’ordine di far irruzione nelle aule scolastiche si è perso di vista questo principio fondamentale. Alle forze dell’ordine costituzionalmente non è affidato un ruolo educativo, ma repressivo”, decade. Semmai è vero il contrario: all’interno dell’Arma dei Carabinieri si è assistito ad un duplice processo: la conservazione delle tradizioni e il rinnovamento continuo dell’Arma stessa.
Ciò che resta inalterata ed immutata nel tempo è l’essenza della Benemerita, che mantiene inalterati i suoi compiti, i suoi valori e i suoi ideali, ma che si rinnova continuamente nelle modalità per raggiungere questi suoi obiettivi e per assolvere ai suoi doveri e lo fa inserendosi in quel lento ed inevitabile processo di trasformazione della società e della cultura moderna. E’ dimostrato che le forze dell’ordine da tempo sono impegnate in attività di prevenzione ed educazione alla legalità: (stradale, antidroga e antimafia).
Mi sembra di capire che lei, dott.ssa Conigliaro, sia un’educatrice. Con la sua precedente affermazione il messaggio che passa (soprattutto agli alunni) è : “Non bisogna permettere alle Forze dell’ordine (che rappresentano la legalità), di entrare nelle scuole. Or bene, cosa c’è di pedagogico nell’affermazione suddetta? Le risponderò con parole prese a prestito dal procuratore aggiunto di Bologna, Walter Giovannini:
“In questa città trova ancora spazio l’arcaico convincimento ideologico che gli istituti scolastici godano di una sorta di extraterritorialità. Ovviamente non è così e queste ruggini mentali rischiano solo di creare diffidenza e astio verso le istituzioni”, quelle stesse Istituzioni che, oltre al ruolo repressivo, svolgono (come ho dimostrato sopra) funzioni di prevenzione ed educazione alla legalità, oltre che di tutela dei diritti nei confronti di tutti i cittadini, compreso quei genitori che giustamente non vogliono che nelle scuole circolino sostanze stupefacenti.
E ancora: “Tornando ai fatti la informo che non è affatto vero che non vi sono stati ragazzi che son stati perquisiti e denudati perché fortunatamente sono ancora capace di dar ascolto con fiducia a questi giovani”.
E’ lodevole il suo intento di dar ascolto con fiducia ai giovani, se non fosse che mentre lo fa, smentisce un comunicato del comando provinciale dei Carabinieri di Trapani, dove è scritto che :” i militari operanti recuperavano un totale di 15 grammi di sostanza stupefacente del tipo “marijuana” e provvedevano a deferire (che è diverso dalla semplice segnalazione!) alla competente autorità prefettizia n. 5 studenti che, a seguito di accurata ispezione sono stati trovati in possesso, all’interno principalmente dei loro zainetti, della predetta sostanza stupefacente. Non si parla affatto di denudamento e non per omissione, ma perché la realtà è un’altra. E’ tutto messo a verbale. Lo ribadisce inoltre l’assessore Matilde Mattozzi, la quale si è personalmente sincerata di ciò direttamente presso la locale Compagnia, e la stessa lo ha reso pubblico attraverso un comunicato.
“Inoltre le faccio presente che anche io non mi sento umiliata se ad un posto di blocco la mia autovettura viene perquisita o se in aeroporto a me stessa vengono messe le mani addosso. Ebbene il paragone non regge e sa perché? Perché in questi posti io sono preparata a questo in quanto esiste una normativa che lo prevede ed è la stessa normativa che informandomi preventivamente tutela la mia dignità personale, in nome della sicurezza pubblica a cui tutti dobbiamo concorrere. Pertanto io personalmente devo e voglio capire se il tutto è stato eseguito con le dovute garanzie costituzionali (mandato di perquisizione o procedura d’urgenza con il rispetto dei requisiti che questa prevede”).
Anche in questo caso ciò che lei afferma è inesatto. Si tratta di un normalissimo controllo antidroga che sarebbe stato autorizzato dal dirigente scolastico, il quale, nella fattispecie, rappresenta un pubblico ufficiale.
“……sarei stata molto piu’ orgogliosa del mio Paese se aprendo il giornale avessi letto che le forze dell’ordine avevano sgominato un grosso traffico di stupefacenti sul territorio di Castelvetrano, invece di ahimè dover apprendere che si erano recati solo in una scuola dove studenti inermi, sono stati costretti a dimenticare dove si trovavano e a pensare che improvvisamente erano stati catapultati, come in un film, dentro una questura, dove invece certe pratiche avvengono giornalmente”.
Innanzi tutto i giovani sono stati catapultati dentro una caserma, ma non erano soli e abbandonati come nel peggiore film d’horror, ma, giacchè minori, erano tutti accompagnati e supportati dai genitori. E cosa ancora più grave: “sono stati costretti a dimenticare dove si trovavano?E dove pensavano di trovarsi con la “maria” negli zaini? Ad un party erbascolastico?.
Il suo tentativo di sminuire il lavoro delle forze dell’ordine, che lei auspicherebbe sgominassero un grosso traffico di stupefacenti sul territorio castelvetranese, anzichè entrare “solo” in una scuola, mi sembra infine che confermi proprio quanto io penso dopo aver letto il suo articolo e cioè un invito a diffidare delle Forze dell’Ordine (si evince anche da ….”da ora in poi dentro la sua scuola ci saranno sentimenti come la diffidenza e il timore.
In una scuola dove l’accoglienza si manifesta in tutte le forme sentimenti del genere dovrebbero rimanere fuori dall’ingresso, ma non sarà così oramai. Avete rotto un patto fondamentale, il patto di cui le parlavo all’inizio). Ma come? Ma non dovrebbe essere il contrario? La presenza dei Carabinieri non dovrebbe suscitare sentimenti come la sicurezza e il senso di protezione? Inaudito!
Infine: “….a volte penso che in un paese come questo, sopraffatto dalla mediocrità, dall’ipocrisia, dal bigottismo becero sarà una gran fatica per lei…ma cercherò sempre di inocularle il seme della libertà”.
Ecco questo è l’unico punto sul quale mi trova d’accordo: la libertà è nel rispetto delle regole.
Desiree Giancana
AUTORE. Redazione
meno male che ancora esiste qualche persona Saggia.
Condivido in pieno questo intervento.
Sicuramente i CC sono intervenuti con i permessi necessari per effettuare la perquisizione e su richiesta della dirigente scolastica. Tanti sicuramente avranno criticato l’intervento dei CC dentro la scuola (secondo me già sapevano dove cercare), ma quale miglior occasione di dare un esempio di prevenzione ed educazione ai giovani. Non so quanto possa essere grave penalmente avere con se 15 gr., diviso in 5 studenti, di marijuana, ma alla fine l’importante era far capire ai ragazzi che le forze dell’ordine ci sono. Insomma, penso che una situazione del genere sia, ahimè, abbastanza comune nelle scuole, ma il segnale da parte delle forze dell’ordine c’è stato ed è stato anche abbastanza forte. E non sminuiamo quanto fatto con voci infondate di studenti denudati e maltrattati, magari feriti nella’orgoglio si, ma maltrattati no
L’analisi fatta da Desiree Giancana, su quanto scritto precedentemente sull’argomento, a mio parere mette ordine collocando al giusto posto i fatti, i personaggi ed i commenti. Ma ci siamo dimenticati che stiamo parlando di droga? E dove hanno acquistato i ragazzi quei 15 grammi di erba, dal tabaccaio? Con chi sono venuti in contatto? Cosa intendevano farne portandola nello zaino nel luogo deputato alla loro tutela, alla cura della loro formazione, dell’apprendimento delle regole che li dovrebbero aiutare ad inserirsi nel mondo del lavoro e nella società in cui potere far valere i diritti da liberi cittadini ma in quanto tali rispettosi della libertà altrui? O diventare anche loro stessi educatori?
Se l’azione repressiva, esercitata con i dovuti canoni dalle Forze dell’ordine, non riceve il consenso degli educatori e delle famiglie, risulta assolutamente vana e produce l’effetto contrario al principio che l’ha ispirata: una crescita sana della comunità in cui i ragazzi vivono. Quella crescita cui la scuola, per fortuna ancora rappresentata da insegnanti che spesso assolvono al loro ruolo di educatori meglio di tante mamme fin troppo tolleranti ed accondiscendenti verso i propri rampolli, ha il compito di contribuire molto. E chi non si sente partecipe di questa funzione educatrice della scuola, o come insegnante o come studente, farebbe meglio a cambiare mestiere. Nessuno lo obbliga ad insegnare o a studiare senza voler rispettare le regole della comunità scolastica. Ci sono tanti altri mestieri da fare molto meno impegnativi in termini di rispetto delle regole e soprattutto della sacra libertà di chi, docente o discente, per fortuna ancora in maggioranza, quelle regole intende rispettare.