Lavorare per la Regione Siciliana? È una pacchia. Fra i ranghi dell’amministrazione regionale, infatti, ci sono circa 600 trattoristi senza trattore, ma anche alcune centinaia di precari pagati per non fare nulla.

A questi, ovviamente, vanno aggiunti i dirigenti “defenestrati” dalla giunta Lombardo, che continuano a ricevere lo stipendio per stare in un angolo, e quelli che invece, dopo alcuni anni di onorata carriera, sono andati in pensione con un’indennità annua che oscilla fra 132 e 256 mila euro. I paradossi della Regione Siciliana, un ente in costante affanno con i bilanci, sono raccontati nel numero di “S”, il magazine che guarda dentro la cronaca, in edicola da domani, sabato 22 maggio.



“S” pubblica i nomi dei 49 ex superburocrati oggi in pensione che guadagnano da 132 mila euro all’anno in su. Fra questi ci sono molti nomi rimasti a galla nel mondo dell’amministrazione pubblica con strapuntini di sottogoverno e addirittura un assessore regionale, il quarantasettenne Pier Carmelo Russo. A lui è legato uno dei paradossi più strani: al momento della nomina nel governo guidato da Raffaele Lombardo, l’anno scorso, l’ex superburocrate ha annunciato che avrebbe rinunciato all’indennità da esponente della giunta, chiedendo che fosse devoluta in beneficenza, ma i contributi alle associazioni di volontariato non sono mai partiti.

Gli stipendi d’oro, però, non sono una prerogativa esclusiva dei dipendenti della Regione. Alla Multiservizi, una società controllata dalla Regione, ad esempio, i dirigenti, che in alcuni casi sono in possesso solo di un diploma di scuola media, ricevono compensi che arrivano fino a 140 mila euro all’anno. E Giuseppe Morale e Antonella Bullara, due dei dirigenti esclusi dallo spoils system avviati da Lombardo in dicembre, intervistati da “S”, protestano: “Ogni giorno andiamo alla Regione. Non abbiamo nemmeno una stanza. Non facciamo nulla e veniamo pagati lo stesso”. Potrebbe essere una pacchia. Ma a volte è anche il contrario.

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