Centosettanta chilometri, da Gela ad Agrigento, da Agrigento a Castelvetrano. E’ con questi 170 chilometri che si potrebbe chiudere un ipotetico anello autostradale siciliano, che metterebbe in condizione di circumnavigare l’Isola in maniera più rapida, più sicura, più funzionale al lavoro, al turismo, allo sviluppo.
Non mancano soltanto questi 170 chilometri, per la verità, perché ancora è da completare la Siracusa-Ragusa-Gela, in esercizio sino a Rosolini, con tre lotti, quelli del Ragusano, già appaltati, ma con il resto dei lotti, quelli che dovrebbero arrivare, appunto, sino a Gela, che sono tutti da studiare, progettare, finanziare.
Ma quel che sta, al momento, soltanto in uno studio di fattibilità elaborato dall’Anas, esattamente dalla Direzione Centrale Progettazione e Servizio Pianificazione Trasportistica, è, appunto, quel lungo e decisivo tratto di 170 chilometri che, tra l’altro, regalerebbe i primi tratti di autostrada ad una provincia, quella di Agrigento, che pur essendo tra le più famose al mondo per i suoi monumenti e per i templi antichi, resta priva anche di un solo chilometro di autostrada. Adesso si sta lavorando per la superstrada Agrigento-Caltanissetta, che collegherà le due province all’autostrada Catania-Palermo, e sta andando avanti anche la progettazione con relativo finanziamento della nuova Agrigento-Palermo.
Un’arteria, spiegava il presidente della Regione, Lombardo, qualche giorno fa, che a questo punto si poteva anche risparmiare, investendo i soldi in altre infrastrutture, considerato che quando la Agrigento-Caltanissetta sarà completata, arrivare a Palermo sarà semplificato rispetto al percorso accidentato odierno. Ma tant’è.
Tornando alla Gela-Agrigento-Castelvetrano, lo studio di fattibilità dell’Anas, ricorda che l’itinerario è compreso nel 1° Programma delle Infrastrutture Strategiche della Legge Obiettivo n. 433/2001 (Del. CIPE n. 121/2001) ed è stato inserito nel Piano Decennale 2003-2012 dell’Anas come studio di fattibilità. Sono stati studiati, ovviamente, scenari di evoluzione della mobilità che fanno riferimento all’intervallo di vita utile del collegamento posto pari a 30 anni, che, all’epoca dello studio di fattibilità, ipotizzavano un’entrata in esercizio nel 2015 e un orizzonte di fine vita utile nel 2045. I risultati delle simulazioni condotte nello studio trasportistico, a prescindere adesso dalla tempistica, indicano che la soluzione tecnica ritenuta più idonea al tracciato prevederebbe il passaggio di 19.200 veicoli equivalenti medi giornalieri su tutta l’estensione dell’intervento, che il flusso medio sulle singole tratte per le alternative studiate oscillerebbe da una minimo di 11.500 veicoli equivalenti/giorno ad un massimo di 21.500 veicoli equivalenti/giorno e che le tratte maggiormente frequentate sarebbero quelle adiacenti ad Agrigento.
Il costo dell’opera, nelle sue varianti ed alternative che sono state inserite in questo studio, oscillano tra 3 e 4 miliardi. Costo elevatissimo, come si comprende facilmente, che ha portato l’Anas «ad individuare in primis una suddivisione in 9 macrolotti funzionali, per i quali è in fase di ultimazione un approfondimento in termini di costi e benefici attesi, sia trasportistici, sia ambientali, per stilare una classifica di realizzazione dell’intervento. Non appena individuata la classifica delle priorità di intervento – spiega lo studio di fattibilità – sarà altresì possibile identificare i macrolotti prioritari per i quali avviare la progettazione preliminare. A tal proposito è bene sottolineare – prosegue l’Anas nel suo documento – che, stante le entità attuali dei traffici, nelle successive fasi di progettazione verrà anche contemplata un’ipotesi di parzializzazione dell’intervento e cioè la realizzazione di una singola carreggiata con predisposizione delle opere d’arte per un futuro raddoppio. Questo, visti gli elevati costi di realizzazione, consentirebbe di avviare comunque la realizzazione dell’itinerario diluendo nel tempo i flussi di cassa».
Insomma un progetto in progress, da spalmare nel tempo, concentrandosi sui lotti più importanti e funzionali anche per favorire gli spostamenti logistici legati, come dicevamo, al lavoro, allo sviluppo, al turismo. Non va dimenticato, infatti, che la realizzazione di questo anello, con il completamento della Ragusa-Catania e il via all’aeroporto di Comiso, renderebbero lo scalo ibleo ancora più importante strategicamente per servire tutta quest’area, dal Distretto del Sud-Est all’area del Mediterraneo. Si tratta, quindi, di capire se è possibile concentrare un po’ di risorse finanziarie su questo progetto per cominciare ad accorciare le distanze e mettere i primi anelli alla lunga catena che dovrebbe chiudere questa regione.
Calogero Lanzarone, detto Lillo
Avvocato – Consigliere Comunale di Menfi
La castelvetrano-Agrigento-Gela sarebbe un’arteria importante visto la notevole affluenza di mezzi pesanti e non che giornalmente si spostano da una parte all’altra della sicilia.
E’ che ne sento parlare 25 anni di questa opera faraonica, mi rendo conto che è pura utopia!
Spero tanto che i miei figli possano vedere avverato questo sogno. Questa tratta autostradale potrebbe essere di straordinaria importanza per lo sviluppo del turismo in Sicilia, e grande sviluppo nell’attività commerciale delle zone di Castelvetrano-Sciacca-Agrigento-Gela.
Altro che ponte sullo Stretto!
Luigi
Gli investimenti sul trasporto sono importantissimi, ma come sempre si investe solo sulla strada. Esisteva già un anello, quello ferroviario. La ferrovia a scartamento ridotto Castelvetrano Agrigento, volutamente abbandonata. Mio padre, ferroviere, mi ha raccontato che negli anni ’70 degli ingegneri fecero dei sopralluoghi, piantando addirittura dei picchetti, per la trasformazione a scartamento normale della linea modificando in alcuni punti il tracciato così da accorciare la distanza per Agrigento.
Forse che i nostri – si fa per dire – politici e amministratori non sanno o ricordano che persino gli antichi ROMANI annettevano fondamentale importanza alle strade, quando non due, ma 2.000 anni fa, affermavano che la chiave per lo sviluppo dei popoli, man mano che costituivano l’IMPERO, risiede in due cose: acqua e comunicazioni; tutto il resto viene dopo da sè quasi automaticamente. Infatti “in primis” costruivano acquedotti e strade. Per comunicazioni oggi intendiamo autostrade, aeroporti, alta velocità ferroviaria, tutte strutture che portano poi fabbriche, industrie, scuole, ospedali etc!! Si pensi alla antica Appia, all’Aurelia, che arrivava alla Manica, alla Flaminia in Germania, etc.! Se lor signori non sono adeguati, vadano via, e SUBITO! Forse che certuni fan politica solo per mestiere?