Chi ha intenzione di investire in bitcoin al giorno d’oggi ha a disposizione un ampio ventaglio di opportunità per ciò che riguarda la scelta della piattaforma. Tuttavia, prima di dedicarsi a questo tipo di attività è opportuno maturare una competenza adeguata, e magari usufruire del supporto di un software come bitcoin profit, tenendo presente che le monete virtuali sono protagoniste di oscillazioni di valore decisamente consistenti, non solo nel lungo periodo ma anche nel corso di una stessa giornata. Insomma, un investimento in una criptovaluta è fonte di un rischio consistente per il capitale che viene investito.

La disciplina fiscale relativa ai bitcoin

Dal punto di vista della normativa fiscale, il settore dei bitcoin è ancora totalmente nuovo, al punto che non è stata sviluppata in merito una regolamentazione che si possa considerare trasparente e completa. Non è esagerato definire lacunose le normative a disposizione in questo momento: esse, per altro, con il passare del tempo sono oggetto di modifiche consistenti. Se si ha in mente di iniziare a investire in bitcoin, il consiglio è quello di non voler fare tutto da soli ma di rivolgersi a un commercialista, che permetta di prendere decisioni in autonomia potenzialmente rischiose. Con l’aiuto di un professionista del settore si può capire se e come pagare le tasse e, soprattutto, prevenire sanzioni o controlli.

I bitcoin vanno dichiarati

Per quanto riguarda le persone fisiche, la compravendita di bitcoin può essere effettuata dai singoli investitori, nella speranza di conseguire un guadagno, senza che sia necessario dichiarare le operazioni che vengono effettuate. Insomma, non ci sono tasse da pagare, dal momento che l’attività in questione viene ritenuta non speculativa. Il discorso è diverso nel caso in cui nel corso dell’anno solare un soggetto sia in possesso di bitcoin per almeno sette giorni di seguito e per un controvalore superiore ai 50mila euro. In una circostanza del genere, infatti, l’attività viene riconosciuta come speculativa dall’Agenzia delle Entrate, e di conseguenza occorre tassare il capitale.

La tassazione sul bitcoin

Va detto che per il bitcoin non si applica l’Iva. La tassazione, invece, riguarda unicamente le plusvalenze che vengono eventualmente registrate e si applica solo nel momento in cui i bitcoin vengono venduti. Questo discorso, tuttavia, è valido solo per le persone fisiche, mentre per le imprese l’approccio da adottare è differente. Le aziende, infatti, devono considerare i bitcoin come delle monete straniere.

Come si devono comportare le imprese

Le imprese non sono tenute a dichiarare di essere in possesso dei bitcoin, ma devono comunque dichiarare le varie operazioni che vengono effettuate con le criptovalute, proprio come succede per le altre monete straniere. Nessuna dichiarazione è richiesta nel caso in cui i bitcoin rimangano fermi e inutilizzati nel wallet. Al contrario, qualora l’impresa abbia intenzione di incassare un guadagno attraverso la vendita dei bitcoin, questa operazione deve essere dichiarata, così come vanno pagate le tasse relative. Lo stesso dicasi a chiusura di bilancio.

La situazione normativa

Una sentenza di poco tempo fa del Tar del Lazio ha precisato che il bitcoin deve sempre essere dichiarato, mentre la tassazione varia a seconda del tipo di operazione che viene effettuato. Per il trading è prevista una tassazione pari al 26%, e l’acquisto di bitcoin rappresenta a tutti gli effetti un’operazione di trading. Ovviamente a essere tassati sono unicamente i guadagni che si ottengono. Per chi esegue exchange la situazione cambia: in questo caso le tasse devono essere pagate unicamente nel momento in cui i bitcoin vengono convertiti in euro.

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