Mi chiedo a cosa e a chi serva insistere pervicacemente nell’asprezza di una critica che intende colpire duramente l’iniziativa studentesca del Corteo della Legalità, non solo con video di contenuto fazioso e pretestuoso come quello a bella posta sbandierato l’anno scorso dal “criticone” di turno, ma, oggi, con una presa di posizione parziale e miope addirittura preventiva sulla Giornata della Legalità del prossimo 21 maggio organizzata dagli alunni dei Licei Classico, Scientifico e Pedagogico di Castelvetrano.
L’autore, “criticone” per partito preso, intende anche quest’anno provare a gettare fango sulle iniziative dei ragazzi studenti delle scuole castelvetranesi che hanno voglia di organizzare un nuovo Corteo antimafia per l’affermazone della Legalità. Ma almeno su questo il “criticone” sembra aver compreso che le due espressioni “antimafia” e “legalità” possano andare verso la medesima direzione di educazione civica, ma dovremmo tentare di farlo comprendere anche a quei responsabili ‘occupanti’ una ‘libera’ associazione cittadina a cui dobbiamo quella sterile e gratuita polemica sulla parola “legalità” che ci portiamo ancora dietro a distanza di un anno.
Esprimere liberamente un proprio giudizio è fondamento democratico irrinunciabile, ma eseguire un deliberato esercizio di critica demolitoria di una importante iniziativa che parte da una idea dei giovani alunni è, a mio sommesso avviso, non solo sbagliato ed inopportuno, ma di estrema gravità quando appare un contrastante messaggio educativo che si intende mandare a quei giovani che, fortunatamente, mostrano forte determinazione e insistono comunque con le loro iniziative.
Mi chiedo cosa faccia o abbia mai fatto questo “criticone” per aiutare le iniziative giovanili dei ragazzi delle scuole che hanno organizzato il Corteo della Legalità per celebrare il nostro 23 maggio di ogni anno.
Mi chiedo se, per far sviluppare una nuova coscienza antimafiosa nei nostri giovani castelvetranesi, sia più utile criticare aspramente le loro iniziative o provare a camminare accanto a loro condividendo le loro scelte ed aiutandoli a crescere rispettando le loro idee.
Dopo oltre vent’anni di progetti di legalità nelle scuole, undici dei quali trascorsi nel percorso annuale in memoria di una vittima di mafia al nostro Liceo Scientifico il 23 maggio di ogni anno, non ero pienamente convinto dell’idea dei miei alunni di un Corteo per le vie cittadine, già l’anno scorso. Alla luce della duplice esperienza fatta dal Liceo che aveva ospitato e offerto sostanza e partecipazione alla Carovana antimafia dell’associazione Libera in anni passati, avevo notato che vi poteva essere la tentazione di sfruttare la presenza dei giovani per “riempire” manifestazioni la cui idea e voglia di partecipazione non è proveniente dagli stessi giovani. Un pò come è accaduto con la fallimentare organizzazione di un incontro di inizio anno al Teatro Selinus, su iniziativa facebukiana di un sedicente pentito che pretendeva di dare lezioni di legalità agli alunni e che tanto ha foraggiato polemiche e scontri fra soggetti che avrebbero invece fatto bene a stare tutti da una parte sola, quella della legalità (termine che incomprensibilmente non va bene a certi giornalisti).
Ho sempre avuto l’esigenza di non organizzare io al posto dei miei alunni, ma di tentare di coinvolgerli intimamente in una piena condivisione delle iniziative intraprese dalla scuola, onde poter indirizzarli ed aiutarli nella celebrazione di ogni 23 maggio, ma senza mai scegliere per loro.
Quando i miei alunni mi proposero il grande Corteo dell’anno scorso, nonostante le mie remore dettate dalla paura che tale iniziativa potesse provocare delle resistenze, accettai comunque di aiutarli.
Non potevo certo immaginare che oltre le resistenze del mondo scolastico, diciamo ufficialmente “accademico”, che votò contro l’idea dei ragazzi, ci potesse essere un attacco mediatico anche da parte di chi, almeno sulla carta, avrebbe dovuto ben accogliere e condividere quell’idea un pò fracassona e goliardica del Corteo studentesco antimafia.
Ho voluto rispettare l’idea dei miei giovani alunni e l’ho appoggiata e condivisa senza se e senza ma.
Quest’anno ci risiamo con la voglia di polemica, anche assurdamente preventiva rispetto al Corteo del 21 maggio da parte dei soliti “criticoni” ai quali dico, con la schiettezza che si impone a difesa dei giovani organizzatori: cerchiamo di stare da una parte sola (quella della legalità e dell’antimafia) e aiutiamo questi giovani volenterosi che sfidano anche le critiche più dure pur di rinnovare la loro libera idea del loro Corteo. Sfiliamo tutti insieme per una medesima idea di libertà, senza lasciarci sconfiggere dalla stupida voglia di separatezza. Con frase sempre di grande effetto, è utile sottolineare che dovrebbero essere più le cose che ci uniscono rispetto a quelle che ci dividono. Uniti per la crescita e la formazione di una coscienza civica dei nostri giovani castelvetranesi, un piccolo sacrificio dell’ottica particolare di ognuno di noi si può fare.
AUTORE. Franco Messina
Tra i difetti che cratterizzano il Popolo Siciliano, quello che più fa male a una Comunità è quello di dimostrare di essere “il più bravo”, di “possedere la verità” a discapito di un sentire comune che oggi andrebbe favorito e stimolato!! Basta, con i Portatori di Verirà e Legalità!!! Basta con le divisioni inutili e strumentali che malissimo fanno alla lotta contro le Mafie!!!! La Battaglia per la Legalità appartiene Agli Uomini Onesti, dunque che i rappresentanti delle varie Associazioni, Sindacati, Partiti, Cittadini siano presenti ad ogni manifestazione che si muove in tal senso!! I giovani ci indicano la Strada…., il contrario…non funziona!!!!!!Lucia Titone
Non mi ero accorto del tuo commento Lucia, antecedente rispetto alla più nota, recente, furibonda ed inutile polemica sul Teatro Selinus. Devo dire che sul contenuto del commento sono pienamente daccordo con te, in fondo diciamo la stessa cosa. Ma tu dimostri di non essere serena e di essere di parte (da quale parte scegli tu), tanto da non averlo compreso che il senso dei nostri interventi è il medesimo. Chi, allora, si fa incastrare dalla cecità parziale? Io spero di no e mi auguro che anche tu ti unirai a me nello sforzo di non essere di parte e di voler parlare da una parte sola, quella della legalità.
Solo così, senza pregiudizi, potremo parlare delle stesse cose e stare dalla stessa parte.
Sono certo che, con buona volontà di entrambi, ciò possa accadere.
Un cordiale saluto da Franco Messina.