Giacomo Di Girolamo, direttore del sito Marsala.it, spiega perché non vuole mettere nemmeno un euro per il terremoto, dato che non vuole sostenere il sistema allitaliana per cui siamo tutti buoni e siamo tutti solidali nei momenti difficili.
Non sono i poveri a dover rinunciare ad un euro per sostenere i terremotati, sono altri, quelli che governano a dover utilizzare bene i finanziamenti che ottengono con le nostre tasse.
Leggi le parole di provocazione di Giacomo
AUTORE. Redazione
Io sto dalla parte di Giacomo, Vauro e Travaglio perchè bisogna scuotere un paese che ha poca voglia di riflettere!
Penso inoltre che non sia tollerabile discriminare i morti e lo dico sperando di non peccare di estremo cinismo.
Leggendo i dati istat delle cause di morte nel 2003 esce fuori:
241.756 per malattie al sistema circolatorio
167.144 per tumori
40.852 per malattie al sistema respiratorio
6.810 per accidenti di trasporto
Sono dati raccapriccianti che mi portano a pensare…
“ma quanti euro dovrei uscire per aiutare la ricerca contro le malattie o gli incidenti sulla strada?”…
Ma io alimento già economicamente la macchina che organizza le nostre risorse, lo alimento con quasi la metà del mio reddito……
Sono molto deluso nello Stato che mi governa, sono deluso perchè viene continuamente sminkiato il denaro pubblico, sono deluso perchè viene criticato un giovane che ha il coraggio di dire le cose come stanno: la responsabilità di questa disgrazia è dello stato e certo non di un giovane che non esce un euro!!
La respondabilità è dello stato perchè non è capace di dare la sicurezza di cui un popolo ha bisogno, sicurezza in salute, sicurezza economica.
Ribadisco il mio sostegno a Giacomo, mio vecchio amico e compagno di battaglie politiche. quì però la politica c'entra ben poco, è' arrivato il momento di svegliarsi.
Finalmente una persona intelligente che fa sentire la sua voce “fuori dal coro”! spero che la ricca classe politica (e aggiungo anche la chiesa e in primis il papa) la smettano di fare soltanto chiacchere e si diano una smossa per aiutare i terremotati perchè sono quelli che hanno veramente la possibilità di farlo, non delegando a noi cittadini il dovere di donare l'euro. Anch'io sono dalla parte di Di Girolamo!!!!!
Il problema vero è che nessuno, di questi tempi e sull'onda di varie emotività, ha il coraggio necessario che occorre per correre un rischio: e cioè quello di rendersi impopolare. Da troppo tempo i “poveri” italiani ( nel senso di pauper, sic et simpliciter) sono chiamati ad inviare sms per ogni cosa. A fare versamenti su vari conti correnti per ogni cosa. Ora, tutto il rispetto per le popolazioni terremotate e per gli abruzzesi che da sempre sono gente fiera, laboriosa e di una forza d'animo non comune: ma mi chiedo una cosa molto semplice che va al di la e molto oltre agli schieramenti politici, al credo religioso e ad una serie di altre considerazioni o tettoie di appartenenza sotto cui rifugiarsi. Mi chiedo se mai nessuno abbia pensato di invitare tutti i proprio amici a donare un euro in favore di questa o quella famiglia disagiata, temporaneamente o permanentemente. Il calcolo matematico sulla popolazione italiana che dona un euro all'anno è presto fatto: cifre esorbitanti che tanti problemi risolverebbero a svariati nuclei familiari. Ma sono utopie nelle quali non conviene investire neppure un grammo di speranza. La solidarietà, o meglio questa voglia a volte insana e a volte sospetta, di sgravarsi l'animo dal peso delle quotidiane indifferenze, dirompe in situazioni in cui – anche se in forma anonima – si riesce ad ottenere un attimo di protagonismo. Il riscontro all'sms inviato da un vago senso di onnipotenza a molti; li porta a pensare che “anche loro hanno fatto qualcosa”. Sono di solito gli stessi che “sgommano” pericolosamente per dissuadere un lavavetri che non ha neppure gli occhi per piangere. L'Italia della finta solidarietà è anche questa. Personalmente non ho inviato nè invierò nulla alle comunità terremotate per una serie di considerazioni che sarebbe qui troppo lungo esporre ed oltremodo tedioso. Però io ho vissuto il terremoto del Belice del 1968: vivevo, bambina, nel bel mezzo del Belice. Sono trascorsi 40 anni e lo stato, e con esso la protezione civile e i vari gruppi di volontari, hanno fatto e stanno facendo miracoli, se paragoniamo la situazione abruzzese odierna a quella belicina di 40 anni fa. Condizioni inenarrabili, degrado ed abbandono: per mesi, anni. E poi decenni.
Mi avventuro in un argomento che da sempre mi è ostico e mi risulta pruriginoso: la Chiesa. Senza voler andare a scomodare le finanze personali di ogni singolo porporato scrivo due parole per riassumere in estrema sintesi: tesori Vaticani. Ma il Papa si occupa di preservativi. Amen. Mi fa sorridere il dignitoso ( ma in realtà sdegnoso e spocchioso ) rifiuto del nostro governo agli aiuti da parte di altri governi: ce la facciamo da soli. Ma davvero? A guardare il popolo italiano ridotto alla fame non si direbbe proprio. Mi commuove, ma sempre relativamente, l'offerta quasi tenera di tanti italiani che mettono a disposizione una camera delle loro piccole e modeste case magari a beneficio di qualche mamma con un bimbo cui dare un tetto e latte caldo al mattino. Ma quest'onda tiepida di tenerezza lascia subito spazio ad un irrigidimento immediato, quando penso alle “casone” dei pezzoni da novanta azzimate e vuote. Signori miei, quanti ministri, quanti onorevoli, quanti capoccioni in generale hanno messo a disposizione le loro principesche dimore a dei poveri pezzenti che indossano le stesse mutande da giorni? Scusate le crudezza, ma delle volte ritengo che sia se non necessaria addirittura indispensabile. Ho un sassolino da lanciare anche ai cari e redivivi Savoia: dopo la vergogna incommensurabile per la richiesta di un risarcimento di cui il giovane rampollo si è poi scusato, i bravi sabaudi cosa possono fare per aiutare figli e nipoti di probabili ex monarchici, oltre ad andare a sgambettare in tv? Lasciateci un po' in pace con queste collette che tanto, a parte tutto, si sa dove vadano a finire molte risorse ed il pane che la gente si toglie dalla bocca.. e guardate all' America non soltanto quando conviene dire che le nostre banche sono più floride e stabili delle loro: guardate all' America quando i twisters divorano centinaia di case e devastano migliaia di vetture e di aziende agricole. Quando i terremoti fanno stare i californiani sul Tagadà per giorni e giorni. Mai nessuno che si sia sognato di chiedere al privato cittadino un solo quarto di dollaro. La dignità di uno stato non si misura nella fierezza di un rifiuto a degli aiuti, ma nella capacità di riuscire davvero a farne a meno senza questuare alla porta dei contribuenti. In quel caso, e solo in quel caso, lo stato diventa Stato.
Alessandra Verzera – Giornalista Editorialista –
Questo articolo è ipocrita, ecco perché:
Tutti maligni e colpevoli i politici, e va bene, siamo d'accordo perché le responsabilità se le possono dividere come vogliono ma ce le hanno.
Ma poi questo di girolamo che cosa ci consiglia?
comprare con un euro i giornali scritti da “bravi giornalisti”??? ah quelli sono bravi, e non hanno colpe degli scempi compiuti dai politici…
Eh no, di girolamo non sa, non conosce e tanto meno applica – come forse la maggior parte dei gironalisti italiani – un principio base del giornalismo: la funzione di watchdog, cioè di cane da guardia che controlla per conto dei cittadini che ogni potere svolga correttamente la sua funzione, che i politici siano onesti, che i magistrati siano indipendenti e che le case non siano costruite con la sabbia. NON E' DA BRAVI GIORNALISTI SCOPRIRLO DOPO CHE SONO CADUTE!
Ovviamente per svolgere correttamente questo compito, con oggettività e deontologia, dovremmo correggere 3 o 4 impercettibili aberrazioni del sistema d'informazione in Italia:
1. Tutti gli organi di stampa sono espressione di rappresentanze sociali, politiche, economiche, sindacali ed è ormai diventato ovvio per tutti né crea disturbo nel cittadino medio che i massimi quotidiani in italia siano di quel partito, della fiat, del berlusca, della confindustria e che ognuno di noi segua tendenzialmente gli organi di informazione che confermano le propie idee.
2. La presenza e le regole dell'Ordine dei giornalisti impediscono, a parte le sopracitate forze sociali, di esprimere liberamente il proprio pensiero, poiché il libero cittadino se non fa parte di questa casta NON PUO' fondare e gestire alcun organo a carattere informativo, nemmeno di quartiere, con ciò contravvenendo ai principi base della costituzione stessa
3. Il giornalismo si basa prettamente sull'opinionismo sociologico/politico invece che sulla cronaca oggettiva e sull'inchiesta.
4. E proprio per questo tali “bravi giornalisti”, in teoria deontologicamente equidistanti dalle forze politiche, sempre più li vediamo zompare nella politica (Marrazzo), e cosa ancor più VIRTUOSISTICA, tranquilli come pasque ritornano a fare i giornalisti (Ferrara, Badaloni, Gruber) o addiruttura tenersi entrambe le attività (Guzzanti e svariati giornalisti di giornali di partito).
Il giornalismo italiano coincide talmente tanto con l'opinionismo, di cui è perfetto esempio l'articolo di di girolamo, che anche venissero a mancare all'improvviso tutti i lacciuoli che rendono il nostro sistema informativo fazioso e connivente, tale è l'abitudine dei giornalisti a interpretare come loro lavoro il “dire la propria opinione e intepretazione dei fatti” che ci vorrebbero una decina di generazioni prima che avessimo una classe giornalistica che giudichi, finalmente, che l'essenza del giornalismo è lo scovarli quei fatti.
Quindi perchè invece di “regalarci” il suo sdegno e la sua rabbia, di cui mi sbatto altamente, il caro di girolamo NON FA IL SUO LAVORO e comincia a fare inchiesta per “regalarci” nei suoi articoli, non più opinionistici, ma giornalistici, i NOMI E COGNOMI e LE PROVE di chi sbaglia, per malignià o incapacità.
Non sono né il primo né il più utopista a pensarla così, perché tale invito alla stampa lo urla da tempo gente molto più acculturata e lucida di me, ad esempio il compianto Pasolini… che di girolamo oltre alle poesie si legga “io so” la prossima volta, evitado di rendersi ridicolo defindenosi “italiano, povero tra i poveri che rivendica il diritto di dire quello che pensa” poiché – purtroppo – fa parte della casta che questo diritto ce l'ha in barba agli altri.
Paolo Nanni
QUOTE : “Eh no, di girolamo non sa, non conosce e tanto meno applica – come forse la maggior parte dei gironalisti italiani – un principio base del giornalismo: la funzione di watchdog, cioè di cane da guardia che controlla per conto dei cittadini che ogni potere svolga correttamente la sua funzione, che i politici siano onesti, che i magistrati siano indipendenti e che le case non siano costruite con la sabbia. NON E' DA BRAVI GIORNALISTI SCOPRIRLO DOPO CHE SONO CADUTE!”
Riporto tutte queste perle di saggezza per chiedere, da giornalista disinformata e superficiale, lei cosa consiglierebbe di fare. Piazzare un giornalista per ogni cantiere? E che ovviamente abbia anche una buona preparazione specifica: che sia quindi un giornalista/geologo, un giornalista/ingegnere, un giornalista/capomastro, un giornalista/geometra… Insomma, una specie di deus ex machina che sbrogli tutte le matasse che tutti gli altri si divertono ad imbrogliare? Mi sembra, e mi corregga se mi sbaglio,che per questo genere di sorveglianze e di supervisioni, vi siano delle professionalità preposte e specifiche. Il giornalista esercita il diritto/dovere di cronaca osservando i fatti e riportandoli con la massima obiettivtà possibile. Non credo che a nessun giornalista sia dovuto l'onere dell'investigazione. Se le case sono cadute non è colpa dei giornalisti che non ne hanno verificato le fondamenta nè la qualità dei materiali impiegati, ma di chi quei materiali li ha adoperati e di chi quelle fondamenta le ha gettate puntando al risparmio.
Mi corre anche obbligo ricordarle che diversi miei colleghi sono morti per delle giuste cause: ma di loro conviene dimenticarsi e non vanno mai menzionati, perchè è molto più comodo così. Se vogliamo parlare di ipocrisia e di superficialità, dopo aver letto il suo commento, credo che Di Girolamo sia in ottima compagnia.
Alessandra Verzera – Giornalista Editorialista –
mi auguro che non debba mai avere bisogno della solidarietà di nessuno. Ci sono tante considerazioni giuste che ha fatto e condivisibili.
Ma in questa Italia così sbagliata e piena di pecche, ognuno è libero di fare quello che vuole. Io ho mandato diversi sms e nel mio piccolo porterò venerdì alla protezione civile qualcosa che potrà aiutare quei poveretti.
Personalmente, che questo signore abbia deciso di non fare della beneficenza per salvare l'Italia, a me “num me frega niente”! ognuno è libero di credere di poter far del bene e sperare che i piccoli sforzi che fa possano essere realmente d'aiuto.
Nessuno ha il diritto di giudicare la nostra buona fede. Cari giornalisti non toglieteci quel briciolo di umanità che ci è rimasta.
Mario, ti suggerissco di scrivere su …www.marsala.it!