Il Centro di previsione meteorologica spaziale dell’agenzia statunitense Noaa ha aumentato il livello previsto per la tempesta a quello G4, il secondo più alto sulla scala, che prevede impatti sulla rete elettrica, sui sistemi di navigazione satellitare come il Gps e problemi a satelliti e veicoli spaziali, oltre alla maggiore probabilità di poter ammirare le aurore boreali anche a basse latitudini.
“La tempesta potrà iniziare già oggi e proseguirà poi nella giornata di domani”, dice all’ANSA Mauro Messerotti, docente di Meteorologia spaziale all’Università di Trieste. “Ma l’attività solare si manterrà intensa anche nel prossimo periodo, ci stiamo avvicinando al picco”. L’ultima tempesta G4 si è verificata infatti meno di due mesi fa, il 23 marzo 2024.
Una tempesta solare, o geomagnetica, è un disturbo del campo magnetico terrestre, colpito dalle particelle ad alta energia emesse dal Sole che rendono elettricamente carico lo strato più esterno dell’atmosfera. A causa di questo fenomeno, le onde radio che viaggiano in queste zone perdono energia a causa di collisioni più frequenti con gli elettroni, e ciò ne causa il degrado o anche il completo assorbimento.
La tempesta in arrivo si deve all’intensa attività di un gigantesco gruppo di macchie solari, chiamato AR3664, che si estende per circa 200.000 chilometri, dunque 16 volte circa le dimensioni della Terra. Si tratta di una delle regioni più grandi e attive osservate in questo ciclo solare, che è iniziato nel dicembre 2019. “La regione è caratterizzata da una grande complessità, con campi magnetici molto intensi che causano una situazione particolarmente instabile. È così grande – dice Messerotti – che è visibile anche ad occhio nudo, ovviamente sempre con un’adeguata protezione”.
Nel frattempo anche gli astrofili si sono mobilitati per fotografare il fenomeno, come Franco Fantasia del Gruppo Astrofili Palidoro, che è riuscito a catturare un’immagine dell’enorme gruppo di macchie solari.
L’estensione di AR3664 è confrontabile a quella di un altro enorme gruppo di macchie solari, quello di Carrington, che fece sentire pesantemente i suoi effetti tra agosto e settembre 1859: durante quel periodo, la regione emise una serie di potenti brillamenti solari (violente eruzioni che sprigionano un’energia equivalente a varie decine di milioni di bombe atomiche) ed espulsioni di massa coronale, le cosiddette Cme (espulsioni di materia sotto forma di plasma), che provocarono incendi negli uffici del telegrafo e innescarono aurore vicino all’equatore.
Negli ultimi giorni il gruppo di macchie solari AR3664 ha emesso diversi potenti brillamenti solari: nella giornata del 9 maggio, in particolare, ne ha prodotti due di classe X, la più elevata, rilevati dal satellite Goes-16 di Nasa e Noaa alle ore italiane 11,13 e 19,44. A entrambi questi eventi sono associate le due espulsioni di massa coronale che stanno viaggiando verso il nostro pianeta. A queste si aggiungono tre Cme generate tra l’8 e il 9 maggio, il cui arrivo è sempre previsto entro l’11 maggio. “In tutto, cinque Cme sono dirette verso la Terra”, conferma Messerotti: “Nel caso in cui si fondano tra loro, questo ovviamente renderà la tempesta geomagnetica ancora più intensa, ma è impossibile prevederlo”.
fonte: ANSA
foto: (fonte: NASA/GSFC/SDO)
AUTORE. Comunicato Stampa