Gli avvocati della Camera penale di Marsala hanno messo in atto questa mattina un flash mob davanti l’ingresso principale del Tribunale di Marsala. La camera penale di Marsala già negli scorsi giorni aveva annunciato l’astensione dal 10 al 14 Aprile per protestare contro le gravi conseguenze che dall’approvazione del DDL giustizia e dalla sentenza delle Sezioni Unite del 27 Ottobre 2016, n. 8825/2017 pubblicata il 22 febbraio 2017

L’attività odierna è nata per sottolineare le motivazione della protesta contro il DDL approvato al Senato con il voto di fiducia. Nei cartelli esposti dai legali si legge: “Difendiamo il giusto processo: NO al processo senza fine. No al processo via cavo. L’appello non si tocca”

Questi i punti salienti della protesta:

1. L’uso dello strumento della fiducia ai fini dell’approvazione del DDL da parte del Governo sottrae al Parlamento ogni possibile confronto su di una riforma che incide in profondità sul processo e sull’intero ordinamento penale;

2. Nonostante le molteplici e convergenti critiche sollevate nei confronti di tale iniziativa, si è proceduto in Senato al voto di fiducia, impedendo che sul disegno di legge si sviluppasse la necessaria discussione sulle molteplici questioni tuttora controverse ed in particolare sulla riforma della prescrizione e sulla estensione dell’istituto del processo a distanza;

3. Di fronte a questa modalità autoritaria ed antidemocratica con la quale si è inteso chiudere ogni possibile spazio di confronto ed ogni pur necessaria interlocuzione politica con riferimento a riforme che incidono in maniera diretta e penetrante sulla natura stessa del processo penale, distorcendo gravemente il modello accusatorio del giusto ed equo processo, appare necessario adottare ogni opportuna iniziativa di contrasto;

4. Tali riforme sono contrarie, non solo agli interessi e ai diritti dei singoli imputati, ma anche alle legittime aspettative delle persone offese e della intera collettività, che esige, in un Paese civile, moderno e democratico, che i procedimenti penali abbiano una ragionevole durata e che la fase dell’accertamento dibattimentale torni ad essere il baricentro del processo, sottraendo la fase delle indagini preliminari all’attuale enfatizzazione e mediatizzazione;

5. La norma che estende la applicazione del processo a distanza ad un numero elevatissimo di procedimenti con detenuti, lungi dal costituire un risparmio di risorse, rappresenta invece, come più volte stigmatizzato, la più evidente ed aperta violazione dei principi costituzionali e convenzionali del contradditorio e della immediatezza, nonché della presunzione di innocenza;

6. Il termine di un anno previsto ora dal DDL per l’effettiva entrata in vigore della nuova normativa sul processo a distanza, evidentemente necessario al fine di realizzare gli straordinari adeguamenti tecnici e strutturali che ne consentano l’operatività, non giustifica affatto una modificazione del radicale giudizio negativo formulato nei confronti di tale riforma, e rende evidente come la norma risulti contraria ad ogni criterio di economicità e razionalità;

7. La sentenza delle Sezioni Unite del 27 Ottobre 2016, n. 8825/2017 pubblicata il 22.02.2017, sull’inammissibilità delle impugnazioni costituisce un vero e proprio attentato al diritto dell’imputato di appellare le sentenze che ritenga a lui sfavorevoli, e certifica che oramai i Giudici sono i “veri” legislatori.

Non rimane che rivolgere un appello a tutti gli avvocati penalisti, ed in particolare a quelli iscritti alle Camere Penali, affinché si adoperino per far sì che questa sentenza non divenga “diritto vivente” (che equivale, come qualcuno dice, a legalità morente). Se queste sono le “prove di dialogo”, con la parte più illuminata della magistratura, c’è davvero poco da stare allegri.

 

 

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