Lo scorso 22 luglio presso la Prefettura di Trapani è stato sottoscritto il “Protocollo di intesa ai fini della demolizione di manufatti abusivi di cui al D.P.R. 6/6/2001 n. 380”.
La convenzione, finalizzata alla demolizione effettiva e celere di opere abusive con sentenza passata in giudicato, è destinata a dare legalità mediante regole e procedure certe ad un settore particolarmente travagliato, quale quello dell’edilizia residenziale abusiva, largamente diffuso nei territori dei Comuni ricompresi nella giurisdizione del Circondario della Procura della Repubblica di Marsala.
I firmatari dell’atto sono: la Procura della Repubblica di Marsala, il Tribunale – Sezione Misure di Prevenzione – di Trapani, la Prefettura di Trapani, gli Assessorati della Regione Siciliana al Territorio e all’Ambiente nonché alle Autonomie Locali e alla Funzione Pubblica e i Comuni di Campobello di Mazara, di Castelvetrano, Marsala, Mazara del Vallo, Pantelleria, Petrosino, Salemi, le Consulte Regionali e gli Ordini Provinciali degli Ingegneri e degli Architetti nonché il Collegio provinciale dei Geometri.
C’è una zona, tra Trapani e Marsala, lungo il litorale che va da Marausa a Birgi ed oltre – ha spiegato il sostituto procuratore del Tribunale di Marsala Dino Petralia – che è devastata dall’abusivismo edilizio. Con moderazione ma riusciremo a fare le demolizioni. Che si sappia che non c’è più scampo.
Un’iniziativa di grande rilevanza, secondo l’assessore regionale al Territorio ed Ambiente, Maria Lo Bello, che era presente alla sottoscrizione del Protocollo, insieme l’assessore alle Autonomie locali Patrizia Valenti.
Questo protocollo più degli altri ha alla base un monitoraggio del territorio che ritengo sia molto utile perchè stabilisce un metodo di intervento. In provincia di Trapani – ha aggiunto l’assessore – sono 529 gli immobili abusivi da demolire e il maggiore numero si ha nel Comune di Castellammare del Golfo.
Il documento, frutto della proficua collaborazione con tutti i soggetti coinvolti, costituisce un inedito e forte segnale di legalità interistituzionale in un territorio particolarmente interessato dal fenomeno dell’abusivismo edilizio.
In particolare, le modalità operative congiunte e preventivamente concordate prevedono l’accertamento delle condizioni attuali delle opere abusive, la definizione del relativo progetto di demolizione, la determinazione dei relativi costi, a cura di consulenti tecnici scelti dal P.M., con la collaborazione degli ordini professionali ed infine l’attività concreta di demolizione alla quale verranno preferibilmente incaricate imprese sottoposte a sequestro di prevenzione e ad amministrazione giudiziaria per conto del Tribunale di Trapani.
Le relative spese sono a carico dei Comuni interessati che provvederanno poi a recupererle dai responsabili dell’abuso che non hanno provveduto direttamente alla demolizione.
fonte. Prefettura di Trapani – Ufficio Territoriale del Governo
AUTORE. Redazione
Mi sembra difficile che si inizi con le demolizioni, visto che si parli di spese a carico dei comuni, e che i comuni vivono un momento di crisi economica che sicuramente non facilita la messa in opera delle disposizioni della Prefettura di Trapani. Staremo a vedere? chi vivrà vedra.
La cosa strana è che non si fa la minima menzione di come sono nate e cresciute queste case abusive , su chi ha omesso i controlli , su come si giunti alla cifra di migliaia senza che nessun organo Statale , regionale, provinciale , comunale o senza nessun corpo di polizia , carabinieri , vigili urbani , corpo forestale , capitaneria , demanio , sovraintendenza , esercito e marina compresi , siano riusciti a bloccarli per tempo , prima che eseguissero o completassero le opere . Un solo dato è certo ad operazione di demolizioni completate resteranno i crateri e lo scempio ambientale sarà ancora più grave dello stesso immobile abusivo , forse alla fine ci rimane una sola consolazione ……almeno per 30 anni hanno lavorato muratori , carpentieri , imprese edili , rivenditori di materiale edilizio , fabbri e falegnami , insomma tutto un indotto fatto di migliaia di persone ha vissuto e sopravvissuto con questa economia sommersa ed abusiva che ha generato un biglietto di soggiorno per questo nostro territorio , dove in alternativa avrebbero dovuto fare un biglietto di andata per emigrare lontano in cerca di un lavoro che qui nella legalità non si sarebbe prospettato .
Sono totalmente d’accordo con Péilù.
le spese a carico del comune sono impossibili da sostenere.
A prescindere che occorre per seguire gli abusivi che non hanno provveduto alla demolizione a seguito di sentenza passata in giudicqato, occorrerebbe trovare un capitolato di spesa che possa permettere l’esecuzione del provvedimento di dwemolizione dell’iummobile abusivo.
Quanto sopra ritengo assolutamente impossibile per i tempi che sono.
Quel che taluno considera impossibile a Castelvetrano, a Marsala, che non si trova certo nell’altro emisfero, é già realtà da più d’un anno. Quel che altri sostiengono é mi pare ( mi si perdoni, niente di personale ovviamente ) la solita litanìa giustificazionista che ha fatto, forse, altrettanti danni degli abusi. Qualche costruzione é stata bloccata dopo l’ ’85, quando fu messo nero su bianco il principio d’insanabilità delle costruzioni costiere. Il grosso era stato fatto prima. Qualcosa da emigrati di ritorno che puntavano a farsi l’alberghetto in riva al mare come risorsa per la vecchiaia, una volta tornati a casa. Gente che s’é rovinata. Colpa di chi? delle istituzioni latitanti? Anche, certo. Ma, soprattutto dell’ostinazione degli abusivi che si sono opposti ad ogni proposta di recupero seriamente praticabile. Vale a dire con forti ridimensionamenti dell’esistente. Loro invece hanno sempre puntato sempre e soltanto alla sanatoria totale, mandando all’ARS gente che, magari, s’era pure acquistata una villetta abusiva insanabile negli anni ’90. Io non ce l’ho con l’emigrante di ritorno negli anni ’70, digiuno di leggi del paese natale. Ma con chi, ancora nel 2012, proponeva di salvare gli abusi perpetrati fino a metà degli anni ’90, suscitando insane aspettative, da un alto, impedendo di risolvere la problematica come si deve dall’altro, beh, con quelli, politicamente, non si dovrebbe avere pietà. Invece stanno ancora lì.