Quelli a cui ci ha finora abituato il regista Giacomo Bonagiuso sono tutti spettacoli contraddistinti da una particolare e del tutto personale poetica teatrale e da una drammaturgia per corpo, luce, immagine e voce.
“Fango”, invece, andato in scena al Teatro Nuovo di Triscina lo scorso 2 settembre, ha visto un ribaltamento di questa gerarchia in favore della voce, dal momento che i ragazzini del laboratorio teatrale estivo iArt, per la maggior parte di età compresa tra i 9 e i 15 anni, di voce ne hanno usata parecchia per urlare il loro forte, convinto e deciso NO alla mafia.
“Fango” è un dramma didattico scritto da Gabriello Montemagno, giornalista di Repubblica; il testo è duro, pesante, toccante e commovente, un vero e proprio schiaffo morale, che i ragazzini, nei panni di veri “attori consumati”, hanno inflitto con grande coraggio e determinazione a tutti coloro che per decenni hanno cosparso di fango la nostra terra e calpestato la nostra dignità di buoni e onesti siciliani.
Lo spettacolo racconta delle vicende di Don Fango, esponente di Cosa Nostra, violento organizzatore di traffici illeciti, intrattenitore di rapporti con politici corrotti e collusi col potere della criminalità organizzata ed egli stesso eletto in Parlamento. Attorno a Don Fango, magistralmente interpretato dalla sempre più brava Martina Calandra, ruotano i membri della sua famiglia, i figli Michele (Luca Gucciardo) e Rita (Alessandra Sparacia), il marito di costei, Tony (Francesca Bianco) e la schiera di scagnozzi e collaboratori del boss, tra cui figura anche un parlamentare corrotto (Aurora Taormina).
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“Fango” , però, ci dimostra che la Sicilia non è solo criminalità e malaffare, appalti truccati e concorsi pubblici manipolati; c’è anche chi vuole combattere e ribellarsi, come il generale Dalla Chiesa, l’onorevole Pio La Torre, l’imprenditore coraggioso che si oppone al pagamento del pizzo, la stessa Rita, figlia di Don Fango, che, del tutto ignara degli intrallazzi del padre, partecipa alle riunioni di un circolo antimafia, e di Tony, genero di Don Fango, che per amore di Rita sceglie la via della giustizia, raccontando tutto al magistrato (Erasmo Barresi).
Pagheranno però tutti quanti col sacrificio delle loro vite il coraggio nel portare avanti un’idea di giustizia e la forte volontà di ribellione. Un sacrificio che non può e non deve essere vano e che ci insegna che, uniti dalla forza di volontà, dalla dignità e dal coraggio e con l’ausilio della Giustizia, le corde che ci legano alla mafia possono essere spezzate. La commozione del giovanissimo cast, omaggiato dal pubblico con una calorosa standing ovation, ci aiuta a sperare che un giorno tutto il fango potrà essere lavato via.
Testo e foto di Giacomo Moceri
AUTORE. Redazione