Alessandra diciotto anni fa la commessa in un negozio d’abbigliamento per dieci ore sei giorni su sette costa al datore di lavoro dalle 350 alle 400 euro al mese. La busta paga da firmare per la commessa e’ quella regolare cioè vicina o superiore alle mille di euro al mese.
Il datore di lavoro riceve beneficio tributario, al lavoratore tolgono l’esenzione sul ticket. Il primo è spertu la commessa non è scema ma sfruttabile. Con la magra somma la nostra ragazza non ha neanche il contentino di potersi poi permettere l’acquisto dell’automobile, non perchè non gli accordino il debito ma perchè materialmente non puo’ pagare le rate, il bollo, l’assicurazione, i tagliandi ed il carburante.
E comunque deve sempre batter cassa da papà. Se cassa c’è.
Il mercato del “non” lavoro permette lo sfruttamento non solo salariale e quello del diritto del lavoratore ma anche quello umano. Umano intendo non solo come forza lavoro tale ma anche e soprattutto quello della dignita’ che dal lavorare ne deriva. Il realizzarsi.
Il mio esempio non è che l’apice di quello a cui il lavoratore nostrano deve abituarsi. Perchè o ti abitui, o vai a spasso, o vai via. Abituarsi a salari minimi, senza scatti d’anzianita’, senza ferie, senza aumenti, a contratti di condanna al precariato, orari senza orari, a straordinari non pagati, ad acconti sulla paga, all’elemosinare lo stipendio e menzogne varie. Abituarsi ad accettare il metodo “salvifico” della raccomandazione che lede lo spirito della persona relegando le capacita’ ad optional d’acquisto. La meritocrazia del piu’ raccomandato.
A Selinunte l’unico sbocco è il mare, salire sulla barca di famiglia o comprarne una e diventare marinaio pescatore. Un lavoro duro quello che offre il mare pero’ è un datore di lavoro che ti rispetta perchè sai a priori che non ti promette niente. Esci, posizioni le reti, ritorni e se benevolenza vuole tiri su la giornata. A volte piu’ della giornata. Il mare non toglie dignita’, non gioca sporco, non tradisce le aspettative della gente che si avventura tra le sue acque per campare.
Nel 2008 undicimilaseicento persone hanno lasciato la Sicilia.
In dieci anni hanno visto l’esodo dal mezzogiorno settecentomila persone di cui l’80% ha meno di 45 anni, il 50% svolge professioni di livello elevato, il 24% e’ laureato. Bye Bye. Il disoccupato che rimane e’ desolato non ha aspettative, vede nero un futuro che non si profila chiaro all’orizzonte, il suo e’ un futuro da inventare; un po’ qua un po’ la.
Con la promessa di un lavoro ad hoc o di una raccomandazione all’impiego si raccolgono anche i voti, anzi credo che la maggior parte dei voti convergano nelle listone delle lobby attraverso questa offerta-ricatto.
A Castelvetrano l’unico sbocco e’ la campagna.
La campagna promette calli e sudore, ma anche natura e senso d’appartenenza, rispetto e solidarieta’, saggezza e profumi, pane, olio e vino. La campagna e’ un datore di lavoro serio di quelli che pretendono e premiano, che piegano le schiene ma che elargiscono lezioni di vita basate sul sacrificio, sul risparmio e sulla soddisfazione degli obbiettivi raggiunti.
Per gli altri senza santi in paradiso ne vocazioni marinare o contadine l’unico sbocco e’ il mettersi in proprio, e fatevi il segno della croce, oppure l’emigrazione. La seconda option e’ quella che ha piu’ trend perche’ e’ quella piu’ sensata. Non tanto a malincuore valigia e partenza. E ti accorgi di quanto ti e’ stato negato, di come funzionano i colloqui di lavoro, di come il tuo curriculum vitae sia piu’ importante del nome con il quale sei stato presentato, di come un no secco e’ meglio di un si sussurrato, di come e’ bello il raccogliere dopo aver seminato. Una boccata d’aria fresca.
Parlo con un amico e mi conferma che a Roma alcune ditte offrono ai dipendenti tre anni di stipendio per lasciare l’azienda per poi rimpiazzare la forza lavoro con gli “stagisti” pagati una miseria e con contratti da precario. In Sicilia, Calabria, Puglia e Campania la situazione e’ emorragica con la perdita di persone capaci che cercano con dignita’ un lavoro che nel loro paese e’ svenduto e raccomandato agli altri che non meritano. Anche i sindacati si sono convertiti.
Nel paese dei piu’ furbi il tessuto sociale si sgretola sotto i colpi di maglio dell’ingiustizia. Colpi inferti dalle stesse persone che ne fanno parte. Una volta era tribu’ contro tribu’ oggi la tribu’ distrugge se stessa.
Alessandra e’ stata licenziata ma sorride. Ha trovato la “strada giusta” per partecipare ad un corso regionale che terra’ la sua vita in standby fino ai saldi della prossima stagione quando verra’ richiamata da un altro scampolo d’imprenditoria locale.
Ogni riferimento a situazioni personali di qualcuno o a persone in generale e’ puramente casuale. I caratteri generali dell’articolo sono invece esperienze vissute, verita’ innegabili e qualche dato. Alessandra e’ un nome di fantasia.
Giuseppe Ingoglia
AUTORE. Giuseppe Ingoglia
Ciao,
veramente un bell’articolo, mi è sembrato di ripercorrere gli ultimi due anni della mia vita!
Secondo me tutto il mondo è paese, le raccomandazioni sono ovunque è solo una questione di numeri e proporzioni!
Mettersi in proprio è l’unica soluzione possibile ormai, nn si può aspettare che il lavoro cada dal cielo, ma la differenza la fanno le idee, la formazione, la gavetta; noi ragazzi dobbiamo portare novità, nn fossilizzarci su ciò che hanno fatto i nostri genitori o il nostro vicino di casa!
è tutto uno schifo…
la sicilia non funziona perche NOI siciliani non funzioniamo…
abbiamo sempre la testa “fottere” il prossimo e sfruttarlo per riempire le nstre tasche..
purtroppo la mentalita’ è quella..
prima o poi ci evolveremo anche noi.. bisogna cambiare…
Giuseppe, veramente un bell’articolo, non hai fatto altro che, in maniera cruda, raccontare quello che realmente succede nel terziario e nell’agricoltura dove imprenditori che tu definisci “sperti” altro non sono che il risultato di una forma mentis prettamente meridionalistica., dove chi si arricchisce violando la legge non è chiamato ladro o sfruttatore ma viene indicato come persona “chi ci sapi fari”.. Non è possibile che in tutte le democrazie il lavoro per l’imprenditore ha un costo mentre in Sicilia e nel meridione il costo del lavoro diventa per gli imprenditori UTILE . Cavolo tutti si indignano perchè la mafia taglieggia i commercianti. Articoli su articoli, ma del pizzo che pagano i lavoratori dove lo mettiamo, come si può fare per debellare questa VERGOGNA. Firmare una busta paga per 1.000 euro mentre se ne percepiscono 300 è peggio di pagare il pizzo. Vuoi vedere che dato che la mafia fa pagare il pizzo agli imprenditori, queste povere innocenti persone sono costretti a rivalersi sugli operai? quindi secondo questa argomentazione sono i lavoratori che pagano il pizzo alla mafia. Ma di questo i giornali non ne parlano, e le Autorità di Polizia non conoscono il problema?
Questi succhiatori di sangue uccidono la dignità umana e Alessandra così come le tante altre che sono giornalmente sfruttate, lavorando per dieci ore al giono, nelle festività, senza ferie ecc ecc dovrebbero denunciare, tutte insieme, questo stato di cose ed appurata questa vergogna, lo Stato dovrebbe sequestarare quelle aziende che si sono arricchite con il sangue dei lavoratori e consegnarle agli stessi lavoratori, (beni confiscati agli sfruttatori) altro che emigrazione. Un’altra soluzione potrebbe essere quella di comprare tutti insieme le scarpe antiinfortunistiche, quelle con il puntale di acciaio.
Mi sono sognato di imprenditori che versano le somme dello stipendio nel conto corrente del lavoratore e come questi quando ritira lo stipendio ritorna immediatamente nelle tasche del datore di lavoro, in contanti, parte del suo stipendio. Mi sono sognato anche di imprenditori che mettono in cassa integrazione i lavoratori e come anche questa volta i lavoratori siano costretti a ritornano nelle tasche dell’imprenditore parte degli emolumenti della cassa integrazione. Questo sogno, di altro non trattasi, verrebbe ad intaccare risorse della collettività per fare arricchire “CU CI SAPI FARI”. Ma questa pratica potrebbe realmente essere applicata dagli imprenditori? gli imprendotori che dovessero attuare questa pratica potrebbero crearsi dei fondi neri e nello stesso tempo avere la quietanza dell’avvenuto pagamento da parte del lavoratore?.
Perchè non formiamo un comitato di “Risveglio delle Coscienze”?
Baldo Genova
mi dispiace , di cio che ho letto , il sud e sempre stato cosi , ma fa male sentire che nel 2009 ancora esiste questo tipo di abuso , dai datori di lavoro , sia io che mio marito nella nostra eta di primi lavori abbiamo dato il nostro contributo lavorativo per le tasche dei nostri datori di lavoro , .. anni sessanta , al momento di fare domanda della penzione , cerchi, tutti i documenti , magari non hai fatto caso da giovane , a portarti quei documenti , eri giovane , chissa’ che fine hanno fatto , sono rimasti li in quel cassetto della mamma che badava a tutto , ma comunque non importa ti dicono al patronato basta dare i dati e trovi tutto sul web, ,,, pero ‘ quel datore di lavoro per cui credevi ti versava i contributi , non lo ha fatto e o che sia poco il tempo , o molto , non esiste nessun contributo versato ….ne’ dal mio datore di lavoro, ne’ da quello di mio marito che ha avuto fiducia , lui sa che esisteva un libretto dei contributi , fatto sta che non esiste niente , nei dati sul compiuter , si sono approfittati di giovani, ,.. quindi e sempre stato cosi , loro si arricchiscono sfruttando i giovani , , sono contenta di vivere in canada , qui la legge e uguale per tutti , se si lavora hai tutto in regola , dal primo giorno , , buona fortuna a voi giovani, e ci sto male sentire che tutti studiate , vi impegnate ,per arriare ad avere la laurea , e’ poi non c’e giusta ricompenza ,hai vostri grossi sacrifici, che Dio vi aiuti , A M.
Mi permetto di completare l’articolo nelle sue linee generali,dicendo che all’abuso del datore di lavoro che sfrutta disgustamente il bisogno del lavoratore,spesso si associa il ricatto politico nel senso che pur di non essere licenziati,i lavoratori sono costretti a votare chi indica il “padrone ” ( di padroni si tratta quando il rapporto salario-lavoro si orienta univocamente al profitto di chi ha i mezzi di produzione).Nel caso delle lavoratrici, poi,il salario è ancora più basso ( sfruttamento e disuguaglianza sociale) spesso accompagnato da richieste di prestazioni sessuali o di ” carinerie”.
Rifondazione Comunista
Castelvetrano
Baldo (CU CI SAPI FARI) da Genova(?),
se rileggi bene la storia-articolo gli sbocchi (ma non gli unici) sono la campagna ed il mare.
Ho scritto di terra perche’ la nostra di Sicilia e’ una storia di terra.
Dico che la terra rispetta perche’ la mia esperienza in campagna e’ stata positiva da tutti i punti di vista con l’aggiunta di formazione culturale nostrana che proviene non dai libri ma dalla terra attraverso gli agricoltori.
L’altro sbocco e’ il mare perche’ fare il marinaio a Selinunte permette di lavorare in proprio e tirare a campare modestamente.
Poi fai dei sogni e (perche’ non sei del luogo) affianchi troppe cose teorizzando.
In Sicilia ci sono anche delle persone capaci, con visione imprenditoriale, con cultura del bello, del giusto, poesia, teatro, filosofia, matematica…etc.
La Sicilia potrebbe per posizione strategica e di capacita’ umane essere il volano del Mediterraneo. Ne sono convinto. Pero’ deve essere uno sforzo di tutti per il bene sociale non c’e’ altra via.
Parlando poi d’Italia nella sua “omogeneita’ di stato andra’ avanti solo se ogni regione da il meglio di se.
Io amo la mia terra e credo nelle potenzialita’ dei Siciliani.
Per i comitati di “Risveglio delle coscienze” non c’e’ ne bisogno il Siciliano e’ gia’ sveglio.
Salvo non e’ tutto uno schifo…
Daniele e’ vero tutto il mondo e’ paese ma in Sicilia la “raccumannazioni addivinta’ cosa culturali.semu propriu cunvinti chi ni servi”. e forza i ragazzi! sei a conoscenza del gruppo l’Urlo di Castelverano?
http://blog.libero.it/urlalo/6319346.html
Maria Antonietta, sentendoti parlare di prestazioni e “carinerie” mi rattrista.
Le donne sono un elemento fondamentale nella societa’ in generale e sul lavoro.
Non rispettarle e considerarle di contorno e’ sprecare una risorsa preziosa.
Per molestia sessuale si intende: “Ogni atto o comportamento indesiderato, anche verbale, a connotazione sessuale arrecante offesa alla dignità ed alla libertà della persona che lo subisce, ovvero che sia suscettibile di creare ritorsioni o un clima di intimidazione nei suoi confronti”. La caratteristica essenziale, dunque, della molestia sessuale sta nel fatto che si tratta di un atto indesiderato da parte di chi lo subisce e che spetta al singolo individuo stabilire quale comportamento egli possa tollerare e quale sia da considerare offensivo.
In generale, chi molesta adotta comportamenti abbastanza diffusi: i toccamenti apparentemente casuali o amichevoli, gli apprezzamenti verbali, le battute pesanti e allusive, il linguaggio volgare, gli ammiccamenti, le richieste implicite o esplicite di rapporti sessuali, magari con la promessa di un posto di lavoro e/o di effetti positivi sulla carriera.
C’è anche chi si sente gratificato da questi atti o situazioni e li considera apprezzamenti o forme di
corteggiamento. È dunque la sensibilità della persona oggetto di molestia sessuale ad accendere la “spia del pericolo” che, come dice una Raccomandazione della Comunità europea, si illumina secondo “limiti di tolleranza” diversi tra soggetto e soggetto, proprio per evitare forme di repressione nel libero gioco dei rapporti tra sessi.
La molestia sessuale, perciò, non va confusa con il corteggiamento. Il gioco del corteggiamento è un comportamento esplicito che discende da una dichiarazione di interesse. Senza l’accettazione di questo interesse da parte della persona destinataria, il corteggiamento non ha più ragione di essere. L’aspetto più insopportabile, invece, della molestia sessuale è il ricatto che ne può derivare e di fronte al quale la persona molestata è spesso impotente. E, nel mondo del lavoro, il problema da affrontare è più o meno grave a seconda del grado gerarchico del molestatore. Di certo la persona molestata, e i dati confermano che ad esserlo sono prevalentemente donne, perde la tranquillità e vive le sue ore di lavoro con ansietà e stress tanto da manifestare, a lungo andare, fonte di grande malessere psico-fisico, con la conseguenza, talvolta, di rinunciare al proprio posto di lavoro.
In Italia non esiste ancora una legge specifica in materia, e l’art. 660 del Codice Penale prevede solo un generico reato di molestia punito con una contravvenzione, tuttavia, quasi tutti i contratti di lavoro prevedono interventi per prevenire e far cessare comportamenti molesti e l’obbligo per il datore di lavoro di garantire un ambiente non contaminato da ricatti o molestie sessuali, a seguito delle Raccomandazioni della Comunità Europea in materia.
Al consiglio regionale posti ad hoc per gli amici dei politici
La Campania assume
l’esercito dei «comandati»
La denuncia del vicepresidente Ronghi: «infornata» di distaccati da società a partecipazione pubblica
http://www.corriere.it/politica/09_luglio_20/campania_comandati_sergio_rizzo_55927a10-74f7-11de-95fa-00144f02aabc.shtml
Ho lasciato la Sicilia e Castelvetrano a grande malincuore; non è stato per niente facile dal momento che sono nato, cresciuto e ho vissuto più di 30 anni lì. Per fortuna ho sempre “arrancato” lavorativamente parlando, riuscendo anche a togliermi più di qualche capriccio. La mia svolta decisiva (se così posso definirla) è arrivata per una ragione essenzialmente sentimentale, mi sono trasferito all’estero per seguire la mia ragazza che, nel suo paese, aveva ed ha un onesto e ben retribuito lavoro. Adesso che ho lasciato la Sicilia prendo consapevolezza di ciò che avevo sentito dire….di ciò che mi era stato riferito da chi, come me, si è ritrovato di colpo emigrante in altrui paese: è proprio vero che Castelvetrano (la realtà in cui vivevo) è in mano a quattro/cinque imprenditori che vogliono e riescono ad arricchirsi alle spalle di quei pochi lavoratori rimasti in terra natìa a batter la fiacca. Questi datori di lavoro, in quanto a meschinità, non temono alcun rivale anzi si fanno concorrenza vicendevolmente a chi riesce meglio ad annientare la dignità di chi presta loro servizio. Dispiace essere così amaro ma mi rattrista non poco sapere che esiste gente “schiavizzata” che lavora 10 ore (e forse più) riuscendo a guadagnare soltanto € 400 al mese, giù o sù di lì. Ma almeno facessero lavorare per quel che pagano!! Le raccomandazioni, in Sicilia come in tutta Italia del resto, ci sono sempre state e sempre ci saranno perchè sono facenti parte della cultura italiana. Non si può cambiare radicalmente un sistema ben abbarbicato da decine e decine di anni, cerchiamo di essere obbiettivi e di non riportare le solite frasi fatte! L’unica cosa che si può attuare è contrastare questo sistema, rifiutando di scendere a compromessi con chi promette “mari e monti” mentre in realtà, nella maggioranza dei casi, non è in grado nemmeno di auto-sustentarsi. Mi rendo conto che molto spesso le raccomandazioni sono la conseguenza di questo “inusuale sistema lavorativo” perchè la disperazione di essere disoccupati riesce ad annebbiare le menti umane portando le stesse a compiere gesti del tutto insensati. Sono riuscito a dare fondatezza a queste mie considerazioni sopra menzionate soltanto uscendo fuori “di casa”, lasciando la così tanto amata (ed al contempo odiata) terra. Ora mi ritrovo all’estero dove purtroppo la crisi economica è presente ma almeno ho la soddisfazione di avere un lavoro di 6,30 ore giornaliere retribuito normalmente, con tutti i contributi lavorativi a mio diritto e con l’impagabile sensazione di essere davvero un cittadino illustre sconosciuto che và avanti nella vita SOLO per le sue potenzialità, senza l’aiuto e le raccomandazioni di nessuno.
Per Baldo Genova.
Devo rivedere la mia posizione sul tuo commento.
Credo di aver preso un abbaglio credendoti di Genova che invece e’ il tuo cognome.
Per il progetto di “risveglio delle coscienze” mi ritrovo (pensandoci bene) daccordo.
Ho detto che il Siciliano e’ sveglio nel senso d’inteligenza…sara’ sveglio ma bisogna ricordarglielo!
Sono interessato a discutere con te questo progetto sociale di educazione civica.
Il pizzo e la mafia lasciali a chi di competenza.
fammi sapere che idee hai a riguardo.
mia email: sciroccuanimmulu@gmail.com
Maria Antonietta che ne pensi? Vorresti eventualmente, conoscendone i dettagli, collaborare al progetto?
Saluti.
Si conosco il gruppo e ne faccio anche parte. Siamo tutti bravi a parlare di raccomandazioni quando ne subiamo gli effetti negativi, perchè nn proviamo a fare altrettanto quando ci arriva l’aiutino dall’alto?
Ragazzi io ho scritto parecchie volte che mi piacerebbe cambiare qualcosa a castelvetrano, per un po’ sarò lontano, ma al mio ritorno se mi volete sarò cn voi!
avreri voglia di gridareb tutta la mia rabbia contro l’articolo 23, vergognoso pizzo di stato, ma continuo a non essere pubblicato…