“Fin dal mio primo libro ho cominciato a non scrivere in italiano. Ho voluto creare una lingua che esprimesse una ribellione totale alla storia e ai suoi esiti. Ma non è dialetto. È l’immissione nel codice linguistico nazionale di un materiale che non era registrato, è l’innesto di vocaboli che sono stati espulsi e dimenticati. Io cerco di salvare le parole per salvare i sentimenti che le parole esprimono, per salvare una certa storia” (Vincenzo Consolo)
Consolo e la Sicilia. Come Sciascia e la Sicilia. Come Pirandello e la Sicilia. Un rapporto d’amore mai estinto con la propria terra. Una terra dove “tutto quello che non precipita, che non si disgrega, che non muore, è verdello, cedro lunare, è frutto aspro, innaturale, ricco d’umore e di profumo; è dolorosa saggezza, disperata intelligenza”.
Vincenzo Consolo (Sant’Agata di Militello, 18 febbraio 1933 – Milano, 21 gennaio 2012) è stato uno scrittore e saggista italiano. È considerato uno tra i maggiori narratori italiani contemporanei. È un autore sui generis perché non scrive veri e propri romanzi, convinto com’è che “non si possono scrivere romanzi perché ingannano il lettore”, ma predilige una narrazione orientata verso la poesia.
Il rapporto con la Sicilia
Consolo, come tanti scrittori siciliani moderni, scrive costantemente della sua terra d’origine, traendo spunto dal materiale autobiografico relativo alla sua infanzia e giovinezza “isolana”. Ciò gli ha permesso di ricostruire nelle sue opere momenti e vissuti personali attraverso il “filtro” di un particolare tipo di memoria che si tinge di nostalgia. Questa posizione di distanza materiale e vicinanza affettiva sembra provenire insieme da un rapporto di amore e odio con la Sicilia, e da una doppia esigenza artistica e conoscitiva.
Da una parte la distanza consente una messa a fuoco migliore e più oggettiva della realtà siciliana, che può essere giudicata più chiaramente anche perché posta in relazione con quanto accade nel “continente”. Da un’altra parte però, la terra dell’infanzia e di un passato ancora più remoto, ricostruita sul filo della memoria personale, diviene un luogo forse idealizzato dal ricordo e dalla nostalgia, ma anche per questo capace di diventare un termine di paragone per rilevare la violenza del tempo e le trasformazioni che devastano un mondo ingiusto ma comunque carico di valori positivi, per sostituirlo con un mondo non meno ingiusto e per di più impoverito sul piano umano.
Nel 2006 Consolo ha partecipato al documentario “Oltre Selinunte” leggendo alcuni passi dal suo romanzo Retablo
AUTORE. Redazione
Grande e complesso scrittore, il cui rapporto con la Sicilia, come per molti altri scrittori isolani, e’ stato di amore di odio, pur nelle evidenti tracce di “sicilitudine” che le sue pagine rivelano. Illuminanti, a tal proposito, molti dei racconti di “Le pietre di Pantalica” o di “Lunaria”, di più libera e poetica fantasia.
Egli ha definito la Sicilia “la nostra Itaca d’oggi, la matrigna terra della nostra memoria cancellata, della bellezza o della poesia oltraggiate, delle nostre passioni incenerite”:
Questa Siclia ha in sé la nostalgica fiducia della giovinezza, ma è anche la pietra di paragone, la metafora di un paese in decadenza e soffocata dalla corruzione, cui si può solo opporre il sorriso dell’uomo di Antonello da Messina (stupendo, ma anche tanto difficile, il suo libro “Il ritratto dell’ignoto marinaio”) e la fiducia nella parola, nella scrittura, così originale, così sorvegliata, luogo di rimandi, che germina da altre scritture, da luoghi nascosti dell’anima, che si rispecchiano nel tempo e ne sciolgono i nodi emotivi.
“di qua dal faro” è purtroppo l’unico che ho letto, ricordo che mi faceva pensare a Sartre, di cui ho letto un po di più che uno, ma magari non c’entra niente, sono troppo dentro la tecnica e purtroppo da anni ormai con esageratamente poco tempo per la letteratura.
Che riposi in pace, questo nostro grande Uomo.
Sono reiconoscente a FL per aver citato/publicato la frase seguente:
“Da una parte la distanza consente una messa a fuoco migliore e più oggettiva della realtà siciliana, che può essere giudicata più chiaramente anche perché posta in relazione con quanto accade nel “continente”.”
Cambierei “continente” con “un posto che non è la Sicilia”.
Magari qui ci sbircia anche qualcuno di quelli che pensano che chi non vive in Sicilia dovrebbe neanche poterne parlare o commentare ciò che in Sicilia accade.
Scusate, solo una parentesi.
Nuovamente,
che questo nostro grande Uomo possa riposare in pace.