Comunicato Stampa DIA – La Direzione Investigativa Antimafia di Trapani ha dato esecuzione ad un decreto di sequestro anticipato ai fini della successiva confisca di prevenzione dell’intero patrimonio mobiliare, immobiliare e societario riconducibile a Giovanni Franco Becchina, 78enne, noto commerciante internazionale d’opere d’arte e reperti di valore storico–archeologico.
Becchina, originario di Castelvetrano è stato titolare in passato di una galleria d’arte a Basilea, in Svizzera, nonché di imprese operanti in Sicilia nei variegati settori del commercio di cemento, nella produzione e commercio di prodotti alimentari e olio d’oliva in Sicilia, esportato con successo soprattutto all’estero.
Il provvedimento di sequestro è stato emesso dal Tribunale di Trapani – Sezione Penale e Misure di Prevenzione a seguito di richiesta di applicazione di misura di prevenzione personale e patrimoniale avanzata dalla Procura della Repubblica Distrettuale di Palermo – Gruppo Misure di Prevenzione.
Secondo la ricostruzione effettuata dagli investigatori della Sezione D.I.A. di Trapani, incaricati delle indagini, per oltre un trentennio Giovanni Franco Becchina avrebbe accumulato ricchezze con i proventi del traffico internazionale di reperti archeologici, molti dei quali trafugati clandestinamente nel più importante sito archeologico della Sicilia (Selinunte) da tombaroli al servizio di cosa nostra.
Alle indagini ha collaborato la polizia giudiziaria elvetica, attivata dalla Procura della Repubblica di Palermo con rogatoria internazionale,
A gestire le attività illegali legate agli scavi clandestini ci sarebbe stato l’anziano patriarca mafioso Messina Denaro Francesco, poi sostituito da suo figlio: l’odierno latitante Matteo Messina Denaro.
Secondo alcuni collaboratori di giustizia, ci sarebbe stato proprio Messina Denaro Francesco, dietro il furto del famoso Efebo di Selinunte, statuetta di grandissimo valore storico archeologico trafugata negli anni Sessanta e poi recuperata.
Il provvedimento di sequestro colpisce aziende, terreni, conti bancari, automezzi, ed immobili, tra i quali l’antico castello Bellumvider di Castelvetrano, la cui edificazione si fa risalire a Federico II, nei secoli successivi eletto a residenza nobiliare del casato TAGLIAVIA – ARAGONA – PIGNATELLI, principi di Castelvetrano.
Personale della D.I.A. sottoponeva a perquisizione l’abitazione di BECCHINA, eletta nell’antica tenuta di caccia della famiglia TAGLIAVIA – ARAGONA – PIGNATELLI. Difficile quantificare il valore dei beni in sequestro d’interesse storico – architettonico, che certamente ascende a svariati milioni di euro.
comunicato stampa
DIREZIONE INVESTIGATIVA ANTIMAFIA