“Dal 1991, da quando è entrata in vigore la normativa che prevede lo scioglimento dei comuni per infiltrazioni mafiose, sono stati 258 i comuni italiani sciolti per mafia, di cui 63 in Sicilia e 195 in altre regioni”.
Sono i numeri resi noti oggi dal ministro dell’Interno Angelino Alfano durante l’audizione in Commissione regionale antimafia all’Assemblea regionale siciliana, presieduta da Nello Musumeci. Un incontro chiesto lo scorso ottobre. E’ la prima volta che un ministro dell’Interno partecipi a una seduta della Commissione antimafia di Palazzo dei Normanni. Tra i temi affrontati proprio quello su una nuova normativa per lo scioglimento dei comuni.
“In Sicilia è stato commissariato il 24 per cento dei comuni commissariati in tutta Italia per infiltrazioni mafiose – dice ancora Alfano incontrando i giornalisti – Attualmente risultano sciolti 6 comuni in Sicilia, di cui 4 in provincia di Palermo, uno in provincia di Catania e uno in provincia di Siracusa. Nell’ultimo quinquennio Palermo è stata interessata da sei provvedimenti di scioglimento, Trapani e Agrigento due ciascuno e Catania e Siracusa uno per ciascuno”.
Sull’esito dei lavori di oggi Alfano ha spiegato ai giornalisti: “Sono molto soddisfatto, noi abbiamo lavorato nella logica di evidenziare i limiti e di potere integrare quello che stiamo facendo a livello nazionale con gli spunti e i suggerimenti di questa Commissione. A livello nazionale abbiamo uno schema di legge approvato ad agosto dal Consiglio dei ministri – dice ancora il ministro Alfano – che prevede il rafforzamento delle norme sullo scioglimento dei comuni e per rafforzare ulteriormente quel ddl. Dopo faremo un lavoro di sintesi di ciò che è venuto fuori da questa giornata di lavoro”.
E spiega: “Sono cinque i punti del ddl: l’incandidabilità per amministratori responsabili per cui viene prevista la durata di sei anni, l’allargamento del novero degli enti presso i quali possono essere effettuati i controlli, perché si allarga alle società partecipate o ai consorzi pubblici anche a partecipazione privata, l’introduzione al ricorso alla mobilità obbligatoria presso altri enti o al licenziamento del dipendente per i casi più gravi, la professionalizzazione dell’attività di gestione commissariale attraverso il coinvolgimento di persone in possesso di specifiche esperienza in materia, anche per una gestione più manageriale e la creazione di un nucleo di funzionari della carriera prefettizia destinata alle funzione di commissario straordinario”.
E conclude: “I cinque punti proposti da Musumeci sono in parte assorbiti dal ddl approvato in Consiglio dei ministri, per il resto lavoreremo insieme e insieme daremo alla Commissione nazionale antimafia gli spunti che sono venuti fuori dalle nostre ore di lavoro”.
fonte. Adnkronos
AUTORE. Redazione