AUTORE. Redazione
Non avrei voluto prendere parte a questa grande “bagarre” legata ad un fatto increscioso avvenuto all’interno della scuola in cui presto il mio “umile” servizio. Perché?
Non sono una personalità di spicco del mondo politico, medico, ecc…ma semplicemente una delle tante migliaia di docenti che ogni giorno si ritrovano ad interagire con adolescenti dalle molteplici problematiche , con cui non sempre è facile dialogare per svariate motivazioni: stanchezza (non è facile gestire sei diverse classi con una media di 28 ragazzi ciascuna, nelle classi-pollaio di recente create); divario generazionale; impegno lavorativo (verifiche orali e scritte, compiti da correggere, ecc…).
Non parlerò, pertanto, né di Seneca nè di chiunque altro possa dimostrare quanto io sia “colta”… ma semplicemente di “fatti” per chi, come me, si ritrova quotidianamente sul “campo di battaglia” a dover parlare di “genitivo sassone” ed , al tempo stesso, consolare una bambina di prima in lacrime per il papà sofferente; la ricerca di una chiave di laboratorio senza la quale non puoi fare lezione nello spazio a te assegnato; ragazzi che si giustificano perché non hanno fatto i compiti ed altri che , al contrario, sono profondamente desiderosi di imparare… adolescenti fragili ed al tempo stesso “arroganti”, e poi e poi….Entri in classe.
Finalmente devi affrontare le due ultime ore di lezione e , quindi, la “fuga” verso casa… Il solito trambusto gioioso, ci prendiamo le “misure” reciprocamente (non sono neanche tra le più amate tra le insegnanti, forse perché un po’ severa) ed ecco il solito “ritornello” di frasi… OK. Oggi tutti impreparati! Inizi a spiegare ma avverti che i ragazzi vogliono parlare di altro. Di ciò che è avvenuto.
Stanca, rispondi alle loro domande e, con sorpresa, ti rendi conto che , silenziosamente, ti ascoltano. Tu spieghi loro che su due cose sarai intransigente : non puoi , in alcun modo, condividere che l’uso di “due cannette” sia visto come un qualcosa di squisitamente “adolescenziale” in quanto può avere ripercussioni ben più gravi nella loro vita futura e sulla mancanza di rispetto nei confronti delle forze dell’ordine nei cui confronti non può essere tollerato ,in alcun modo, l’utilizzo di parole quali “Gestapo” e “sbirri”.
I ragazzi iniziano ad agitarsi. Non è stata giusta l’irruzione: quella studentessa è stata umiliata, denudata; altri sono stati portati in questura, ecc…ecc…E tu spieghi loro che le forze dell’ordine hanno semplicemente fatto il loro dovere, in una normale attività di controllo del territorio, volta al ripristino della sicurezza e della legalità per tutti.
Un’altra ragazza interviene , affermando: “Ma perché, piuttosto che occuparsi di adolescenti “inermi”, non si preoccupano di acciuffare i trafficanti di droga? Tu rispondi che i poliziotti fanno anche quello senza –per ovvie ragioni- dover fare i manifesti …Suggerisci loro che spesso mettono a rischio la loro stessa vita , per uno stipendio non certo invidiabile, lasciando magari altri adolescenti come loro orfani di padre o di madre…Non è facile, ma i ragazzi ascoltano ed assorbono ed hanno desiderio di raccontare e di raccontarsi.
Ed ecco l’aspetto sorprendente che emerge: si aspettano da noi adulti (insegnanti, genitori, società) un percorso da seguire, regole, un fine per cui lottare…Quando un ragazzo mi dice : “Prof, lei oggi ci ha dato una lezione di vita “, io gli rispondo: “No, Marco, io non pretendo di dare lezioni di vita, sono soltanto una insegnante “imperfetta” che non sarà mai popolare tra i ragazzi perché “urla”, “litiga” con loro per spronarli ad un maggiore rispetto delle regole, ma che non si schiererà mai dalla parte dei “finti” buonisti , di coloro che anelano alla “libertà personale” sottraendo quella altrui, di quanti non prendono mai posizione o , se la prendono, dicono e non dicono, senza un chiaro messaggio per tutti.
No, preferisco essere una insegnante “imperfetta”…che lotta per una scuola ove gli errori siano opportunamente riconosciuti e, successivamente, eliminati attraverso un percorso educativo di sostegno e di incoraggiamento nei confronti di chi “urla” ,in modo evidente, il proprio disagio esistenziale!
Anna Neri
15 Marzo 2016 | Redazione | CONDIVIDI SU FACEBOOK |
Un sincero, forte plauso alla Sua “imperfezione”.
Diffido dei perfetti, di quelli che hanno sempre risposte pronte e preconfezionate, di quelli che hanno sempre l’etichettatrice a portata di mano per potere zittire con una parola – fascista, paternalista, qualunquista, perbenista, moralista, ecc. – chi non la pensa come loro, senza sforzarsi di articolare un minimo di ragionamento. Cara Anna, condivido con te la fatica quotidiana di dover coniugare il tran tran di “spiegazione-verifica-valutazione” con l’esigenza di ascoltare-capire-rispondere-donare. Stamattina in classe mi aspettavano tutti, silenziosi e in piedi, cogli sguardi puntati su di me. Hanno recitato il loro “Pater imòn” che sanno a memoria, e si sono sorbiti la mia lezione su Dante e i papi simoniaci. Poi abbiamo letto un pezzetto del “Libraio di Selinunte” di Vecchioni, soffermandoci sulla necessità di dover fare nella vita cose che restano e non cose che “sfumano”. Infine abbiamo parlato un po’ di Forrester e di un film che vorremmo vedere e commentare insieme. Non sono un insegnante moderno, non sono all’avanguardia. Ho trovato il tempo di dare anche un paio di quattro, ma credo che nessuno si sia sentito mortificato o umiliato per questo. Ho fatto quello che ho saputo, quello che ho potuto, inventando anche oggi il modo di tenerli “attenti”. Sono anch’io un “insegnante imperfetto”, cara Anna, ma non me ne dolgo. Spero soltanto di non essere stato un cattivo maestro, come tanti in circolazione e in servizio permanente effettivo. Grazie della tua testimonianza. Con grandissima stima
Prof ce ne fossero come Lei Complimenti, e credo che a casa sua non si dicano parolacce .
Signora Neri, con chi ce l’ha? Con quelli che conoscono Seneca? Con quelli che citano Seneca senza conoscerlo? Con quelli che lo conoscono e lo citano? O forse ce l’ha con Seneca. Lei forse è d’accordo con quel personaggio politico che affermava che con la cultura non si mangia. Lei conosce Seneca?
Signora Neri, vuole forse insinuare che la Signora Conigliaro abbia citato Seneca inappropriatamente o solo per dimostrarsi colta?
E che il prof Calcara abbia fatto lo stesso con Dante e Petrarca? Per farsi bello?
Ah! questi intellettuali che vorrebbero zittirti con una citazione colta.
Tutta Aria Fritta, Signora Neri?
I fatti ci vogliono, non parole: e giù una valanga di parole.
Lei, Signora Neri, confonde platealmente le sue opinioni con i fatti.
Mi piacciono quelli che come lei, polemizzando con qualcuno, gli rimproverano di salire in cattedra e di sentirsi i depositari della verità, salgono a loro volta in cattedra e gli sussurrano: te la dico io la verità. I Fatti.
Questo è il terzo intervento di docenti che, con argomentazioni profonde, meditate e condivisibili, MA NELLA SOSTANZA DIVERSI, interviene, unitamente a molti molti altri di cittadini comuni, sulla vicenda dell’irruzione della polizia in una scuola per la droga.
Si avvalora la mia idea che questa spiacevole peculiarità che ha interessato la mia Città, deve essere occasione in una comunità che amo, ma considero un pò addormentata, troppo poco attenta alla necessità di interrogarsi pubblicamente per riflettere e reagire sulle principali criticità che la rendono troppo spesso protagonista in negativo nel panorama siciliano.
Bisogna,dunque, realizzare un evento importante che sia strumento di incontro-dialogo fra docenti,esperti, istituzioni e giovani, per spiegare le proprie ragioni e le proprie verità e tentare di costruire qualcosa che serva alla migliore crescita, umana e civile, di coloro che domani sono destinati ad essere nuova classe dirigente di questa comunità.
Gent.mo sig. La Rocca, credo che lei abbia del tutto travisato ciò che intendevo dire… Questo sarà il mio ultimo intervento ma , prima di lasciare definitamene il palco, la invito ad allungare lo sguardo qualche gradino più in alto ove uno dei colleghi che stimo di più ,sia per la statura morale che per lo spessore intellettuale ha, al contrario, saputo interpretare in modo arguto il mio “imperfetto” pensiero …..Grazie, Francesco, carissimo amico mio…
Stelio Manuele, giustissimo cogliere questo spunto per rimanere sul tema.
Non si sa se si riuscirà a mettere il dibattito informativo, educativo e scientifico in piedi fuori dalla scuola, ma quantomeno da ora in poi in tante scuole di Castelvetrano e dintorni una scossa sull’argomento ci sarà.
Niente male, perché è vero ciò che Lei scrive, un po’ si preferisce sonnecchiare su certi argomenti.
Io il merito maggiore di tutto questo lo darei ad Agostino (che non conosco affatto personalmente), sicuramente gli sarà scappata qualche parola sbagliata, secondo me comprensibile, ma fa niente avrà tanti anni ancora per maturare pensieri diversi.
Sarebbe bene anche rimanere sulla tematica specifica.
Mi fanno un po’ sorridere e mi lasciano un amaro di delusione, le argomentazioni di alcuni docenti che mi pare perdano sempre più la nobiltà che ci si potrebbe aspettare. Niente di male ad essere paternalistici o anche repressivi al momento opportuno, ma è uno sbaglio farlo nei confronti di chi giovane ribella, così come è uno sbaglio troncare il discorso per delle parole sbagliate dette da un giovane studente, sbaglio che avrei potuto fare anch’io in un momento di …, ma che avrei poi corretto (but maybe I`m wrong).