Tre anni di carcere sono stati inflitti ad un ottantenne per violenza sessuale su una bambina che all’epoca dei fatti (2011) aveva appena nove anni. Presso il Tribunale di Palermo, il pubblico ministero aveva invocato per l’imputato la condanna a quattro anni e 20 giorni di reclusione.

Secondo l’accusa, l’anziano avvicinò la bambina in un parco giochi del capoluogo e ne avrebbe abusato più volte. La storia è approdata in un’aula di giustizia perché, poi, la piccola vittima, superando paura e vergogna, raccontò tutto ai suoi genitori. Scattarono, quindi, le indagini che hanno portato all’individuazione dell’anziano.

L’avvocato dell’anziano aveva chiesto l’assoluzione ma il giudice ha accolto la tesi del pubblico ministero e del legale di parte civile, il giovane avvocato castelvetranese Ignazio Cardinale del foro di Marsala, secondo i quali il racconto della bambina è stato fin troppo circostanziato e certamente credibile. Mai avrebbe potuto inventarsi quanto ha raccontato prima ai genitori e poi, assistita da una psicologa, agli inquirenti e al giudice.

Per questo, il giudice , oltre a condannare l’uomo a tre anni di carcere (e per la violenza sessuale su minore non sono previste pene alternative al carcere quando la sentenza diviene definitiva), lo ha dichiarato interdetto in perpetuo da qualsiasi ufficio attinente alla tutela, alla curatela e all’amministrazione di sostegno e dai pubblici uffici per cinque anni.

I genitori della minore, costituitisi parte civile nell’interesse della figlia minore, dopo la lettura della sentenza si sono mostrati piuttosto commossi, oltre che soddisfatti per il verdetto, affermando di avere avuto sempre fiducia nella giustizia e nell’impegno profuso dal loro legale Ignazio Cardinale. Il caso dell’anziano che abusa di una bambina ai giardinetti è una storia turpe e on isolata.

tratto da un articolo di Antonio Pizzo per Giornale di Sicilia

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