Il premier, poi, ritira l’offerta a Monti, ma in realta’ il commissario gli aveva gia’ detto di no, preferendo l’opzione Siniscalco, e cioe’ quella di un tecnico considerato piu’ ‘organico’ e meno indipendente. Subito dopo, a luglio 2004, arriva il vero e proprio ‘tradimento’ che si consuma nel luglio del 2004 quando tutto lascia prevedere una riconferma di Monti alla Commissione ue e invece arriva la nomina al suo posto, poi naufragata, di Rocco Buttiglione. ”Avevo confermato la mia disponibilita’ – e’ stata la secca reazione di Mario Monti – Sarei stato lieto di continuare a impegnarmi con determinazione per un’economia europea piu’ libera e competitiva e per incisive riforme economiche, intervenendo contro distorsioni, restrizioni corporative e abusi, anche quelli praticati dagli Stati piu’ potenti”. In quel freddo commiato c’e’ tutto Monti: la pacatezza, ma anche la determinazione a puntualizzare che la sua missione veniva interrotta senza una ragione plausibile. Nel dicembre 2005, e’ Monti a dire ‘no’ alla sua potenziale candidatura a Governatore della Banca d’Italia. ”Contribuire all’affermazione in Italia di un’economia di mercato moderna e competitiva e di istituzioni coerenti con questo obiettivo e’ un impegno al quale, in questa fase della mia attivita’, vorrei dedicarmi soprattutto sul piano delle idee e della formazione dell’opinione pubblica. Nella circostanza attuale, pertanto, le sarei grato se volesse non prendere in considerazione il mio nome per un incarico, di cui non mi sfuggono certo il rilievo e il significato, che esula dai miei programmi”, scrive alla vigilia di Natale all’allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Editorialista del Corriere della Sera, Monti ha affidato spesso alla stampa significative incursioni nell’agone della politica. Fra tutte, l’intervista concessa alla Stampa il 21 agosto 2005 in cui il professore, di fatto, propone la creazione di un ‘grande centro’ in risposta alle difficolta’ del bipolarismo italiano.

Un punto di vista poi ripreso in un editoriale sul Corriere. ”Non ho indicato formule politiche o costituzionali. Non mi sfuggono i meriti del bipolarismo”, precisa Monti. Ma spiega: ”sotto il profilo della capacita’ di governare l’economia, mi sembra particolarmente penalizzante una caratteristica del bi-pseudopolarismo” in Italia, ovvero il fatto che i poli contengono partiti ”con visioni economiche eterogenee e talora antitetiche”, per cui e’ difficile cercare l’appoggio dei ”simili dell’altro polo” e si deve fare i conti con i ”diversi del proprio polo”. Una prospettiva, quella delle convergenze trasversali ai due schieramenti che ora dovra’ imporre e tradurre in azioni concrete.

AUTORE.   Adnkronos