Finita l’emergenza rifiuti a Castelvetrano, il paese sembra essere preda di un torpore di fine estate che lascia i cittadini in balia del dovere lavorativo e le ultime voglie di mare. In questo frangente, i pochi momenti di relax, per giovani e per adulti, si concentrano nelle passeggiate serali e nei vari locali e localini del litorale.

Si va per inerzia verso questi svaghi, senza sentirsi veramente coinvolti o appagati dal passare il tempo libero in tal modo, trascinati più dalla mancanza di attività che coinvolgano mente e corpo che dalla vera volontà di dare una taglio ad un’attività monotona di svago.

Possiamo comprendere tutti che il coinvolgimento di un individuo è sempre il passo successivo alla partecipazione dell’individuo stesso, ma quest’ultima richiede un progetto e i progetti richiedono delle idee.

Ventuno anni sono veramente pochi, ma bastano a farmi sorgere spontanea una domanda: che fine hanno fatto le idee indirizzate ad una comunità?

Il mese di Agosto ha visto fortunatamente la messa in scena di diversi spettacoli teatrali, l’esibizione di alcuni gruppi musicali e l’inaugurazione della struttura teatrale che ha ospitato gli stessi, tutta una serie di iniziative che, con l’appoggio dell’amministrazione, ha avuto un buon successo.

Quello che più conta però e che mi preme sottolineare è la continuità di queste iniziative, in ogni periodo e in ogni modo. È necessario un coinvolgimento totalizzante dei cittadini, una serie di iniziative che tengano costantemente impegnata e ricca di stimoli la città, creando anche una coesione di interessi e non la soddisfazione di una sola parte.

Più utile è discutere sulle iniziative “totalizzanti”, quelle in grado di mettere insieme un’intera comunità. La cultura non è svago, la cultura è incontro e allegria. Attraverso le sue molteplici manifestazioni popolari (Cinema, arte, cibo, sport, musica) non solo è in grado di immortalare il tempo, ma di tenere unite le persone, attorno ad uno spirito comune.

Che fine ha fatto il cinema all’aperto? Che fine hanno fatto gli spettacoli aperti a tutti? Che fine hanno fatto le sagre di paese, dove si ballava e si dava spazio alle band locali, in cui si mangiava tutti insieme e tutti, dall’ultimo anziano all’ultimo bambino, erano coinvolti?

Che fine hanno fatto le mostre di pittura, scultura, fotografia? Un teatro (e la letteratura greca ce lo insegna) non è fatto per essere un monumento. Un teatro è uno strumento le cui potenzialità vanno ben oltre la semplice messa in scena di uno spettacolo. Un teatro, oltre a ricreare storie e momenti, può diventare il centro nevralgico e propulsivo di una comunità totalmente coinvolta, dove un cittadino può sentirsi parte di un organismo più grande che lo spinge a migliorarsi perché partecipe di stimoli diversi.

Non è assolutamente una critica nei confronti dell’amministrazione e di coloro che si impegnano nel settore della cultura e in tempi difficili come questi, è solo un piccolo momento di riflessione. Un nota – bene. Un augurio e un invito a non tralasciare le potenzialità che ci sono, un appello ad investire, non una, non due volte ma sempre, una buona parte di energie nel cervello di un intero paese, in forme di cultura più “popolare”, prima che nello svago.

Il sapere è cosa vuota se non lo si sfrutta come fucina di idee per migliorarsi e una comunità che non sa, che non partecipa e che non è coinvolta si spezza e non è più comunità.

Germano La Monaca

AUTORE.