Obama nella Storia: la vittoria del candidato Democratico porta per la prima volta un afroamericano alla Casa Bianca.
THE NEW YORK TIMES, USA
«OBAMA: cadono le barriere razziali, gli elettori accolgono la richiesta di cambiamento»: il quotidiano della Grande Mela, che si era pubblicamente schierato con il candidato Democratico, accoglie con soddisfazioni e a caratteri cubitali la vittoria del senatore dell’Illinois sulla sua edizione on-line. «McCain sconfitto, l’eredità di Bush rifiutata», titola l’articolo principale, mentre per Obama «non è tempo di allori, il difficile viene adesso». Gli editoriali sono dedicati al «44esimo Presidente, Barack Hussein Obama», cresciuto «al di fuori della corrente del potere e della ricchezza americani»; Thomas Friedman – che titola il suo fondo «Finire il nostro lavoro» nota come il 4 novembre 2008 «la Guerra Civile americana sia finalmente terminata, con un afroamericano alla Casa Bianca».
THE WASHINGTON POST, USA
«Obama trionfa in un’elezione storica»: il candidato Democratico si assicura la presidenza «dopo aver portato un messaggio di cambiamento che ha avuto vasta eco nel Paese». Anche in questo caso l’articolo principale consiglia cautela: «Dopo una vittoria dalle proporzioni storiche, Obama eredita problemi di proporzioni storiche», «Gli afroamericani regolano i conti con la Storia», titola l’editoriale, che sottolinea come «le proporzioni della vittoria indicano come la nazione possa essere nel bel mezzo di una rinascita che molti sono stati incapaci di riconoscere».
THE WALL STREET JOURNAL, USA
«Obama conquista una vittoria storica»: le vittorie fondamentali nell’Ohio, in Pennsylvania e Florida premiano il candidato Democratico in una «gara combattuta, chiudendo al strada della Casa Bianca a John McCain». Il Wsj si concentra sui motivi che hanno portato alla sconfitta del candidato Repubblicano, in particolare la crisi economica, considerata chiave per la vittoria di Obama perché ha «messo in grande rilievo le differenze» fra i sue candidati. I due editoriali sono dedicati alla figura di Obama, con l’approdo di un afroamericano alla Casa Bianca – «un evento che non ha paragoni nella democrazia occidentale nonostante la condiscendenza europea nei confronti dell’America razzista» – e al fatto che «i conservatori non sono finiti»: «I liberali non dovrebbero essere troppo fiduciosi».
FINANCIAL TIMES DEUTSCHLAND, Germania
«Le cose saranno molto spiacevoli con i democratici, prevengono gli esperti e gli analisti, perché si chiederanno agli europei più soldati in Afghanistan e una politica commerciale sotto la pressione dei protezionismo (…). Nessun paese europeo suscita altrettante emozioni forti tra la popolazione europea come quelle nei confronti degli Stati Uniti (….). Dopo otto anni di Bush, presidente estraneo alla cultura, politicamente incapace e autoritario, le relazioni oltreoceano hanno raramente avuto bisogno di una figura positiva con la quale identificarsi durante il corso della storia. Non c’è alcun dubbio che Barak Obama, elegante e duttile sia politicamente, possa di gran lunga offrire un’ondata di positività rispetto all’eccentrico John McCain».
HELSINGIN SANOMAT, Finlandia
«Si afferma che al termine del mandato di George W. Bush, Obama cambierà la politica estera e di difesa, e che porterà gli Stati Uniti sulla strada del multilateralismo, della collaborazione e della risoluzione pacifica dei conflitti internazionali seguendo il modello del’Europa occidentale. Questa visione delle cose è insensata. Obama non agirà in modo diverso da come ha fatto Bush in questi anni riguardo alle questioni importanti, quali possono essere la politica estera. Per la semplice ragione che negli Stati Uniti c’è un consenso comune a tutti i partiti. Per ragioni di strategia elettorale si possono vedere le cose diversamente. Ma bisogna ammettere che Bush ha seguito le tradizioni della politica estera americana per quanto riguarda le questioni più importanti di politica estera (…). E Obama non sarà di certo l’eccezione alla regola»