[ANSA] Il giornalista Rino Giacalone è stato condannato a pagare un risarcimento danni di 25 mila euro all’ex sindaco di Trapani, Girolamo Fazio. Il giudice Giovanni Campisi ha ritenuto diffamatori alcuni passaggi di un articolo di Giacalone pubblicato nel 2007 sul sito di «Articolo 21». Conteneva valutazioni critiche per una lettera di Fazio all’ex prefetto Fulvio Sodano, che imprenditori poi arrestati per mafia avevano affrontato per indurlo a rinunciare alle sue iniziative contro Cosa nostra.
Un largo schieramento del consiglio comunale aveva proposto il conferimento a Sodano della cittadinanza onoraria. Ma qualche tempo dopo Fazio scrisse all’ex prefetto per spiegare, tra l’altro, che la cittadinanza non gli era stata conferita perchè il suo caso era diventato «oggetto di strumentalizzazione politica».
L’ex sindaco aveva poi promosso una causa civile contro Giacalone lamentando che che nel suo articolo non aveva fornito un’informazione «completa e affidabile».
Oltre alla condanna del giornalista a 25 mila euro, il giudice Campisi ha disposto la pubblicazione dell’estratto della sentenza per quattro volte su un quotidiano.
Il punto di vista di Assostampa Trapani:
La conclusione del procedimento giudiziario per diffamazione a mezzo stampa, intentato da Girolamo Fazio, all’epoca dei fatti sindaco di Trapani, nei confronti del collega Rino Giacalone, pone alcune considerazioni che non investono l’azione giudiziaria e l’operato della magistratura, convinti come siamo che nel nostro ordinamento democratico le sentenze vanno rispettate.
Quello che ci lascia perplessi, invece, è l’esoso ammontare della pena pecuniaria inflitta al collega Giacalone a favore del dott. Fazio, 25 mila euro, oltre per le spese processuali in concorso con l’Associazione provinciale della Stampa che si era schierata a favore del proprio iscritto nel procedimento.
La perplessità diventa più forte e motivata da un riferimento specifico della Corte Europea dei diritti dell’uomo al quale si rifà, testualmente, il giudice nella sua sentenza: “la Corte Europea dei diritti dell’uomo – si legge nella sentenza-, ha affermato il principio per cui, nell’adottare una pronuncia di condanna nei confronti di chi esercita attività giornalistica, il giudice nazionale deve compiere un giudizio di proporzionalità tra il diritto esercitato e i suoi limiti, applicando, quindi, la sanzione prescritta dall’ordinamento senza mai travalicare i limiti posti da detto bilanciamento, di guisa che la condanna al pagamento di una somma di denaro, tenuto conto della situazione finanziaria dell’autore dell’illecito, non costituiscono strumenti atti a ‘dissuaderlo dal continuare ad informare l’opinione pubblica su argomenti di interesse generale’, pena la violazione dell’art. 10 della Convenzione”.
Non sappiamo su quali parametri finanziari si sia basato il giudice per stabilire la somma di denaro che dovrà pagare il collega, ma siamo convinti che, in un territorio in cui i giornalisti lavorano senza alcuna tutela contrattuale e con compensi da fame, questa sentenza rischia di diventare uno strumento atto a dissuaderli “dal continuare a informare l’opinione pubblica su argomenti di interesse generale”.
F.N.S.I Associazione siciliana della stampa-Sezione di Trapani
F.to Il Segretario Provinciale Giovanni Ingoglia
Esprimo la più viva solidarietà a Rino Giacalone, un giornalista di frontiera da sempre schierato senza equivoci a difesa della legalità contro i poteri forti che hanno dominato e continuano a dominare il nostro territorio. E’ ovvio che le sue opinioni possono essere confutate come si vuole. Non credo che all’on. Fazio siano mancati gli strumenti per far sentire le sue ragioni. Ma ricorrere alla forza dei Tribunali o di altri poteri più o meno occulti è un vulnus per il confronto libero e democratico che ogni uomo, ma soprattutto un politico e un intellettuale, deve accettare. Quando si è un uomo pubblico c’è sempre il rischio di non essere compreso e/o di essere frainteso. Ma è un rischio che va messo nel conto quando si sceglie di scendere in campo per affermare le nostre idee o per rendere un servizio pubblico. E poi… ottenere una condanna di un giornalista che ha la sola ambizione di essere la coscienza critica del territorio mi sembra che sia una vittoria di Pirro, che crea una vittima del potere o dello strapotere e dà ragioni a chi muove delle critiche alle decisioni dei giudici. Non si poteva pensare per Giacalone in alternativa alla pena pecuniaria a una forma di utilizzazione per lavori socialmente utili?
Scusami ma non riesco a capire la tua osservazione. Mettiamo il caso che Rino Giacalone sia davvero la coscienza critica di un territorio segnato dalla mafia ed ostile alla legalità diventa assurdo ed incomprensibile non accettare la condanna di un tribunale. Se il giudice ha condannato Giacalone un motivo ci sarà. O la legge quando tocca noi personalmente si parla di violenza dei tribunali. Le sentenze vanno accettate e bisogna difendersi dentro i processi. Assurda questa critica e meschina questa difesa che non si i esce a capire da chi.