Nel Parlamento siciliano esistono anche figure come i “graditi”, che perfino la nostra immaginazione più fervida non sarebbe in grado di delineare nei dettagli di un bando di gara dell’ARS. Molti di voi ricorderanno il caso della buvette del senato, ma i politici siciliani hanno giocato di fantasia, riuscendo a superare i “cugini romani”.
Chi sono questi “graditi” e cosa fanno nel servizio ristorazione regionale? In pratica sono camerieri o banconisti che, al momento della stipula del contratto (con la ditta che vince l’appalto), hanno raggiunto “una continuità lavorativa di almeno 10 anni, ancorché con diversi appaltatori” all’interno dell’ARS. Direte voi e cosa c’è di strano?
Posta in questi termini sembrano “lavoratori” assidui da almeno 10 anni. E invece, questi “graditi” percepiscono doppio stipendio rispetto ai loro colleghi pur svolgendo le stesse mansioni, in base ad un “premio di gradimento” (così lo chiamano) disegnato ad hoc per queste figure che ricevono, oltre allo stipendio della ditta appaltante, anche 14 mensilità aggiuntive del valore di 1.800 euro (dato aggiornato in misura al 100% della variazione ISTAT).
Chi paga questo “premio di gradimento” vi starete chiedendo? Ovviamente i cittadini (a loro insaputa). La corrispettiva somma addizionale è elargita dalle spese dell’Assemblea Regionale e quindi perfettamente a carico dei contribuenti. In termini pratici, un lavoratore dopo 10 anni (non si sa bene a quale titolo oggettivo) viene premiato perché “gradito”. Penso che molti di voi in questo momento si stiano chiedendo come diventare “graditi” e se esiste un modulo di “gradimento” da compilare per farsi premiare con una doppia retribuzione. Ironia a parte, non è di certo piacevole scoprire una spesa improduttiva come questa, che entra a pieno titolo tra gli sprechi di una macchina regionale costosa e da rendere efficiente con dei piani programmatici.
Nel bando che potete consultare qui (sul sito dell’ARS), e nel rispettivo capitolato scaricabile da qui, è possibile constatare una serie di privilegi perfettamente in linea con il principio di “casta” (il solito grillismo penseranno dal PD al PDL e invece è solo buon senso).
Nel capitolato troverete gli allegati A, B, D ed E in cui sono presenti i prezzi del servizio ristorante, prezzi che chiaramente sono ritoccati al ribasso, perché è noto che non è facile far quadrare i conti con uno stipendio da deputato regionale (circa 20.000 euro/mese lordi). Ed infatti, i prezzi imposti nel bando alla ditta e “non suscettibili di revisione se non nei casi individuati dalla normativa vigente”, devono essere “ribassati del 35% rispetto alla media dei prezzi di listino, consigliati dalle associazioni di categoria più rappresentative operanti nella piazza di Palermo, aggiornati alla stipulazione del contratto”.
Come fa una ditta a garantire prezzi bassi e un servizio con cristalleria e posate d’argento? Nulla di più semplice, oltre a pagare i “graditi” vuoi che i cittadini non paghino uno “sconticino” ai loro rappresentati parlamentari? Eh certo! Per coprire quei prezzi ribassati nel bando di gara è prevista una quota fissa di 31.000 euro oltre I.V.A. (da corrispondere al netto del ribasso d’asta), che l’ARS paga mensilmente alla ditta aggiudicataria della gara. Ma le fantasie della nostra classe politica non hanno mai fine, è prevista la cucina etnica (previa richiesta) e mensilmente bisogna garantire un pasto siciliano (un po’ di sano regionalismo), oltre al fatto che le discrepanze in termini economici tra la “mensa” dei dipendenti ARS e quella dei deputati, che consumano le stesse pietanze, sono al limite del paradosso confrontando i prezzi del menù (chiaramente a favore degli “onorevoli”).
Con meno di un euro è possibile prendere caffé e cornetto, con 11 euro circa viene servito un pranzo luculliano con antipasto, primo, secondo, frutta e caffé. I prezzi cambiano improvvisamente quando a pagare sono i cittadini. L’ARS annovera banchetti di ogni tipo, e questi banchetti necessitano di posate d’argento, cristalli, vini pregiati delle migliori marche, e quanto di eccellente il mercato abbia in circolazione (non vorremo certo sfigurare di fronte a certi ruoli istituzionali), se non fosse che i prezzi tornano ad essere quelli reali, per intenderci, quelli che riscontreremmo in un ristorante di buona qualità. Il servizio a buffet con le stesse pietanze servite ai deputati da 11 euro diventa 35 euro, per rincarare ulteriormente a 45 euro se servito al tavolo. Le spese chiaramente sono a carico della Presidenza, non più del singolo onorevole, che può quotidianamente godere di una caprese a 1.50 euro (prezzi da mensa universitaria).
Cerchiamo per un attimo di evitare ogni istinto “demagogico” (sarà irrefrenabile consultando il menù lo ammetto) e riflettiamo in termini di spese improduttive che in questo momento la regione deve affrontare per evitare il default. Il caso buvette merita dei chiarimenti, e di certo non risanerà i debiti contratti dalla Regione, ma sicuramente concorre alla reale spending review con principi di equità, che troppo spesso vengono trascurati. I capitoli degli sprechi vanno individuati e sanati, in quanto adducibili ad una gestione insana della “res publica” e ci auguriamo che ciò avvenga in tempi brevi e certi. In un momento in cui la disoccupazione nazionale ha raggiunto livelli record sfiorando l’11% (aumentata del 25% rispetto al 2011), come si può giustificare una “svista” di tale entità da parte di tutte le forze politiche che hanno permesso un doppio stipendio a delle figure “gradite”? Perché una ditta ha l’obbligo di garantire dei prezzi ribassati per i nostri parlamentari che hanno un reddito di una certa consistenza? Sono domande lecite per i nostri politici o verremo etichettati come “i soliti grillini”? Personalmente ritengono che i siciliani meritino qualche risposta.
I nostri deputati a 5 stelle, dopo l’insediamento, cercheranno di far luce su questa vicenda paradossale, e ci auguriamo tutti che il Presidente Crocetta voglia farsi carico anche di questo caso, forse un po’ “s-gradito” ai politici nostrani, ma di certo “gradito” al risparmio di cui i siciliani beneficerebbero e che merita approfondimento.
Francesco Lupo
M5S Palermo
Tutto ciò ha un sapore molto SGRADEVOLE!
E io pago…………………………………………………………………………..
Ma di cosa ci stupiamo? Le porcate sono sempre esistite!
Una in più o in meno… tanto noi si paga!
Crocetta butta tutti fuori!
Tutto questo è sicuramente una vergogna ma la responsabilità è nostra. Siamo noi cittadini che dovremmo scendere in piazza e reagire. Siamo noi che dovremmo controllare cosa viene fatto con i nostri soldi.
Sara
Sì, é vergognoso. Ma non nel senso che intende l’M5S. Se guardate bene, questi c.d. ‘prezzi di favore’, altro non sono che i prezzi ‘normali’ ai tempi della lira. Quando con poco più di 20.000 lire chiunque poteva permettersi un pranzo, se non luculliano, sicuramente completo ( 5.000 lit. un primo,7.000 un secondo, 3/4000 un antipasto, più frutta, caffé e bevande era raro superare le 20.000 lire ). Quindi scandalo sì, ma nel senso di quanto s’é speculato sull’euro negli anni.E la colpa non é di certo dei camerieri c.d. ‘graditi’.
Beh, scusami ma è ancora peggio… vorrebbe dire che la BATOSTA (vorrei scrivere inc……a ma non me lo consentirebbero) dell’EURO vale solo per il POPOLO BUE… occhio alle corna, politici, anche il BUE più mansueto alla fine si ribella…
Ma che vergogna e vergogna, questo è come minimo criminale, anzi è da terroristi.
Proviamo noi ad andare al bar e pagare lo stesso prezzo come sopra, quanto spesso lo potremmo fare senza beccare una seria denuncia con tanto di processo? Quanto tempo prima di essere accusati di crimine? Quanto tempo prima di essere marchiati come mafiosi? O come terroristi se usassimo anche violenza fisica, cosa che questi signori non hanno bisogno d’usare visto che si fanno le leggi a loro piacimento?
Mi pare che si faccia un pò di demagogia: dappertutto esistono mense aziendali o di servizio, e qui si ricordano anche le universitarie, ove si può mangiare a prezzo ridotto rispetto a quello di mercato, per non parlare dei buoni-pasto, di solito di valore pari a 7 €, riconosciuti, per contratto, a numerose categorie di lavoratori. Quanto ai prezzi di ‘favore’ di cui possono godere i frequentatori dell’ARS ricordo che, qui a Mazara, ancora la scorsa primavera, un pezzo di rosticceria costava 70 eurocent. Oggi siamo attorno all’euro, mentre nel menù dell’ARS sono 90 eurocent. Non mi pare un privilegio. Il vero scandalo, invece, é il riferimento alle ‘Associazioni di Categoria’ per fissare i prezzi. Ma quand’é che la capiremo che, con questo modo di ragionare corporativo, non ci sarà mai un vero mercato,libero, a danno del consumatore? Siamo il paese dove i panificatori si mettono d’accordo sul prezzo del pane e poi si lamentano se qualcuno si dissocia, pretendendo pure solidarietà. Ma finiamola!