La grande tradizione artistico/architettonica che contraddistingue l’intero patrimonio culturale del bacino del Mediterraneo, nel quale la nostra isola con le sue coste ha svolto un fondamentale ruolo di crocevia, è ancora oggi, o dovrebbe essere, uno spunto di riflessione sulle ricchezze che ci circondano.
Come è possibile vedere oggi, i giovani sono totalmente e involontariamente “estranei” alla bellezza della propria terra di origine, e le cause sono da ricercare forse in una più specifica informazione riguardo alle risorse della propria terra e prima di ciò, all’istaurazione nelle proprie abitudini e modi di vivere della propria città di uno spirito critico riguardo la propria istruzione e cultura delle proprie origini più che ad un futuro sviluppo in tempi di crisi come questi.
È facile per un giovane CastelvetraneseSiciliano, in una fase ardua come la scelta del proprio impiego o la continuazione dei propri studi, guardare la propria terra d’origine come un posto da dimenticare, regno di ignoranza e arretratezza povero di opportunità, frutto di una vera e propria crescita in un ambiente che non stimola un’adeguata conoscenza delle proprie risorse e rende manifesta una grave “lacuna” culturale nelle istituzioni come la scuola o il comune.
Come la cultura letteraria greca con grande e stupefacente attualità ci mostra, con la tragedia, la commedia e i poemi in cui il messaggio del singolo non è da interpretare nell’interiorità, nell’atto comunicativo dell’individuo ma al contrario, espressione e manifestazione diretta di valori collettivi dell’intera comunità, in cui tutti indistintamente potevano benissimo rispecchiarsi e sentire d’esserne parte, oggi il compito della scuola e delle istituzioni culturali di un territorio dovrebbe avere proprio questo ruolo.
Accogliere i giovani, farli sentire parte di una grandissima identità culturale da far conoscere nel mondo, insegnare a non rifuggire le proprie origini, a guardarle con spirito di apprendimento di un fondamentale impiego pratico nel combattere l’ignoranza e l’arretratezza culturale che ahimè, ormai forgia giovani, nei casi migliori, privi di una vera e propria cultura personale e aderenti ad un omologazione che di certo, non porterà al risollevare Castelvetrano e in genere la Sicilia.
Al di là di una buona o cattiva politica, le iniziative culturali dovrebbero essere moltiplicate in maniera “polivalente”, non in una solo direzione o a scopo di creare giovani enormemente preparati all’ingresso nel mondo del lavoro ma privi di una propria personalità, piuttosto creare opportunità per chi conosce il territorio e può insegnare ad amarlo. D’altronde, non si può imparare ad amare bene il resto del mondo se prima non si ama la propria terra.
Foto. Cartoline Archivio Leonardo Corseri ©
AUTORE. Germano La Monaca
Come non essere d’accordo? Complimenti e grazie.
Analisi profonda e puntuale che merita una seria riflessione da parte di tutti. In un’epoca in cui la globalizzazione ti porta ad una competizione esasperata, dove non ci sarà posto per le persone medie (la maggior parte), l’unico modo per spuntarla è quella di appropriarsi della propria identità culturale e del territorio, che non può essere clonata dalla globalizzazione stessa. In questo momento di crisi profonda, che tra l’altro ha sempre caratterizzato il meridione, le risorse più immediate e disponibili sono costituite dalle bellezze del proprio territorio, dalle ricchezze archeologiche e monumentali, dalle specialità eno-gastronomiche. Tutte risorse che andrebbero valorizzate nell’ottica di uno sviluppo economico e culturale della comunità. Sforziamoci tutti nell’interpretare come valore tutto ciò che ci appartiene e ci caratterizza col posto dove siamo nati. Riscoprire le nostre tradizioni, le specialità gastronomiche (pane nero, olio, olive, sardina di Selinunte, formaggio pecorino etc..)