Lo ha annunciato il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, in una telefonata al Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama.
L’Italia, si apprende da una nota di Palazzo Chigi, “ha deciso di aumentare la flessibilità operativa dei propri velivoli con azioni mirate contro specifici obiettivi militari selezionati sul territorio libico, nell’intento di contribuire a proteggere la popolazione civile libica. Con ciò, nel partecipare su un piano di parità alle operazioni alleate, l’Italia si mantiene sempre nei limiti previsti dal mandato dell’operazione e dalle Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”.
Dunque, in quest’ ennesima trasformazione della sua allucinante personalità, Berlusconi è diventato anche bombardiere. Certo, dichiara guerra a cose praticamente fatte; è nello stile dell’uomo accodarsi ai vincitori del momento, quale che sia il loro volto. Dai dittatori nordafricani ai nuovi governi post-rivoluzionari, dalla santa alleanza con George W. Bush alle telefonate con Obama. Del resto fino a ieri l’invincibile sembrava il raiss di Tripoli: da qui baciamano, ricevimenti, fiumi di dollari per un piano d’investimenti ventennale, hostess e sceneggiate varie. Era solo il settembre scorso, ricordate?
Poi ha cercato di capire che piega prendevano gli avvenimenti, ha visto le controffensive delle truppe di Gheddafi e subito ha preso le distanze dalla coalizione e dalle operazioni militari pronto a riaprire un impossibile tavolo col colonnello. Infine, seguendo le ultime pieghe degli avvenimenti, ha compreso che tutto era davvero perduto. Così, nei giorni scorsi, l’ineffabile Frattini – l’uomo che, giova ricordarlo ancora, additava Gheddafi a modello e faro per tutto il Medio Oriente solo nel gennaio scorso – ha aperto una linea di dialogo con gli insorti.
E ora ecco la svolta, Berlusconi è pronto a bombardare.
E che importa se l’incredibile giravolta compiuta in meno di un anno polverizza la credibilità di tutto un Paese. Intanto i leghisti hanno cominciato a urlare, c’è da capirli: si annunciano barconi su barconi, frontiere nel caos mentre urge una politica europea; peccato che il governo in camicia verde ha passato gli ultimi anni a tuonare contro le burocrazie di Bruxelles e a dar man forte alle motovedette italiche che pattugliavano il canale di Sicilia. I sogni isolazionisti crollano in questo subbuglio mediterraneo e mondiale.
Ma c’è anche un’altra ragione, più prosaica, per l’ultima uscita del premier, come sempre del resto. Questa volta gli serve qualcosa di grosso per evitare il crollo, l’implosione del suo stesso sistema di potere che da più parti si annuncia a cominciare dalle prossime amministrative milanesi. E allora cosa c’è di meglio di un bel polverone guerresco? Tentativo a dir la verità un po’ disperato. Nello stesso senso, del resto, vanno letti i tentativi di svuotare i referendum di giugno su acqua e nucleare, il vero obiettivo è che non si voti sul legittimo impedimento. Vasto programma si dirà, ma questa è l’Italia di oggi nel contesto internazionale.
Francesco Peloso
per ilmondodiannibale.it
Una ennesima trovata del “nano infame” per dare il colpo di grazia ad un’Italia che già avanza verso la rovina…
Come è possibile che l’art. 11 della nostra Costituzione della Repubblica venga così mortificato in modo così evidente, rispetto persino ad altri interventi militari di pace a cui i nostri soldati hanno partecipato con la loro presenza ONU, sia in Afganistan che in Iraq o in Libano e persino in Cossovo?
Il principio cardine costituzionale afferma che “l’Italia ripudia la guerra ….” non solo come mezzo di offesa alla libertà di altri popoli, ma anche “come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
L’Ordinamento internazionale che assicuri pace e sicurezza fra le Nazioni, pur previsto nel medesimo art. 11, non potrebbe consentire il bombardamento di un paese straniero anche se in esecuzione di una risoluzione dell’ONU che si auspica venga emanata anche a protezione umanitaria di paesi che non siano produttori di petrolio.
Insomma, un intervento militare sotto l’egida dell’ONU era probabilmente necessario, ma la partecipazione dell’esercito italiano non può fare a meno di confrontarsi con un principio costituzionale che non può giammai essere oggetto di alcuna modifica, facendo parte dei primi diciannove articoli inamovibili della nostra fondamentale carta costituzionale.
Giustissimo
Marina di Campo, 01 maggio 2011. Illustrissimo Sig. Sindaco del Comune di Campo nell’Elba Dott. Vanno Segnini, E p.c. On. Giorgio Napolitano; Sen. Renato Schifani;On. Gianf ranco Fini;ri, On. Silvio Berlusconi;
Segretario Comune Campo nell’Elba, Dott. Maria Rosa Chiecchi;
Membri del Consiglio Comunale di Campo nell’Elba;
OGGETTO: DIMISSIONI DA CONSIGLIERE COMUNALE
Illustrissimo Signor Sindaco,
pur nella mia modesta qualità di semplice Consigliere di un piccolo Comune, mi sento a tutti gli effetti un rappresentante dello Stato e delle sue Istituzioni. Ho appena appreso la notizia che un raid Nato, e che per quanto ne sappiamo potrebbe benissimo essere stato effettuato anche da un NOSTRO aereo, finalizzato sembra all’eliminazione fisica di un Capo di Stato, indubbiamente dittatoriale e autoritario, ma che fino a poco tempo fa veniva tranquillamente ricevuto ed omaggiato dalla Comunità internazionale in generale e dai nostri massimi rappresentanti in particolare, nel contesto di una guerra non dichiarata e comunque del tutto interna ad un Paese terzo, ha avuto come bersaglio una CIVILE ABITAZIONE, e come vittime un giovane ventinovenne, reo solo di rapporti di stretta parentela con l’obiettivo principale, nonché TRE BAMBINI. La notizia, passata come da prassi in sordina dagli organi di stampa, è, a mio parere, di una gravità inaudita e inaccettabile. Come Lei ben sa, conosco purtroppo da vicino il dolore immenso e insanabile per la perdita di un figlio. E di un bambino in particolare. Ritenendo violato in maniera palese l’articolo 11 della Costituzione con il pieno consenso di chi avrebbe avuto il dovere istituzionale di impedirlo, e ritenendo il nostro Stato, a tutti gli effetti, COMPLICE CONSAPEVOLE DI STRAGE E INFANTICIDIO VOLONTARIO, non posso e non voglio continuare a rappresentarlo in alcun modo. Le preannuncio pertanto le mie Dimissioni da Consigliere Comunale, che verranno debitamente comunicate e confermate nei modi e nei tempi di legge… Tanto era, ritengo, dovuto. In fede, Yuri Tiberto” Marina Tiberto