Il loro “NO” alle armi gli è costato caro e alcuni di loro, per questo, finirono anche in carcere. Oggi l’obiezione di coscienza in Italia è un diritto. Ma nei decenni passati per i Testimoni di Geova la battaglia per il “no” alle armi è stata una pagina drammatica. Loro hanno sempre ritenuto il servizio militare incompatibile con la loro religione. Secondo uno studio, basato sulle testimonianze di chi ha praticato l’obiezione di coscienza prima che questa fosse consentita dalla legge, è emerso che, tra i Testimoni di Geova italiani attualmente in vita, almeno 14.180 hanno dovuto scontare una condanna per aver rifiutato di prestare servizio militare. Ciò avvenne in larga parte tra la fine degli anni ’60 e la fine degli anni ’90. In totale, i partecipanti al sondaggio hanno trascorso in carcere 9.732 anni.
Tra questi c’è stato Andrea (il nome è di fantasia, ndr), 51 anni, oggi sposato, con un figlio di 11 anni, abitante a Castelvetrano. Negli anni ’90 rifiutò il servizio militare. «Io ho scontato dodici mesi di pena – racconta – otto vissuti nel carcere militare di Palermo, gli altri quattro in assegnazione ai servizi sociali di un Comune delle Marche. Non sono assolutamente pentito di quello che ho fatto. Imparare a fare la guerra non ha mai portato bene a nessuno».
Stessa sorte è toccata a Maurizio (anche questo è un nome di fantasia, ndr), 52 anni, residente a Castelvetrano. Quando rifiutò il servizio militare aveva 19 anni. «Ho scontato 12 mesi di carcere a Sora – spiega – e vidi solo una volta i miei genitori che vennero a colloquio». Da quando aveva 7 anni frequenta i luoghi di culto dei Testimoni di Geova.
Il contributo di quegli obiettori spinse le autorità ad approvare, dopo anni di discussioni e rinvii, una legge che sanciva nel 1998 il pieno riconoscimento giuridico dell’obiezione di coscienza. Il servizio di leva obbligatorio venne poi sospeso nel 2005. «Oggi l’obiezione di coscienza è inclusa tra i diritti inalienabili dell’uomo e, sebbene le sue origini culturali siano anche religiose, ciò che è stato conquistato ha recato benefici a tutti. Abbiamo un debito di riconoscenza verso coloro che hanno contribuito con la loro vita anche alle garanzie delle nostre libertà», spiega il giurista Sergio Lariccia all’Ansa.
In Italia nell’ultimo dopoguerra, sul piano dell’obiezione religiosa, gli obiettori più numerosi furono gli appartenenti ai Testimoni di Geova.
AUTORE. Max Firreri
In carcere per che cosa? Perchè non hanno voluto fare NEMMENO il servizio civile come obiettori di coscienza.
L’Anspi è stata una delle prime Associazioni tra gli enti storici del servizio civile che hanno sostenuto il pieno diritto al riconoscimento dell’obiezione di coscienza. Stipulava una convenzione con il Ministero della Difesa, rappresentato da LEVADIFE, per il distacco presso le proprie sedi di n. 500 obiettori di coscienza ai sensi della legge 15 dicembre 1972 n. 772.
L’Anspi presso le proprie sedi di attuazione, approntava per ogni obiettore di coscienza il relativo progetto d’impiego soprattutto nelle attività in ambito educativo e culturale, inserendo gli obiettori, dopo un adeguato apprendistato, all’interno degli oratori o nella segreteria organizzativa dei comitati, a seconda delle capacità o dell’indole personale di ognuno.
Quindi questa auto proclamazione di martiri del sig. “Andrea” e sig. “Maurizio” non dimostra un bel niente. Potevano essere coerenti e fare il servizio civile per aiutare la comunità e il prossimo come hanno fatto centinaia di migliaia di cattolici, evangelici o anche atei.
Ho 52 anni come i signori di Castelvetrano, sono obiettore di coscienza e ho fatto servizio civile senza un giorno di carcere. Personalmente portavo pasti caldi alla caritas. Mi chiedo come mai loro 12 mesi. Un po strana questa notizia.
Rispetto i testimoni di Geova ma do ragione al sig. Giuseppe e sig. Pietro nel dire che potevano già fare il servizio alternativo già negli anni 80 e 90. Forse il signori testimoni di Geova erano poco informati dai loro vertici che spesso sono estremisti. Infatti hanno fatto carcere perchè erano obiettori TOTALI ovvero non gli era permesso dalla loro religione fare servizio civile perchè era sempre un servizio alla patria che equivale “per loro” non essere separati dal mondo. Infatti mi ricordo che alcuni ragazzi testimoni verso la fine degli anni 90 sono stati condannati all’affidamento in prova per non scontare la pena in carcere. Ma potevano benissimamente fare un servizio utile alla collettività e non avere nessuna condanna. Credo che la logica cristiana di coscienza non centri nulla e che sia invece non ragionare con la propria testa ma con la testa degli altri, in questo caso dei capi americani.
Carissimo signor Giuseppe il suo commento,pur menzionando la legge del 15 Dicembre del 1972 n.772, non è esattamente corretto. Le riporto quanto inserito in questo articolo https://www.arciserviziocivile.it/obiezione-di-coscienza/
“ La legge “Marcora” rese possibile la scarcerazione dei giovani obiettori di coscienza e contemporaneamente segnò un cambiamento storico nella legislazione italiana, perché introdusse la possibilità di rifiutare il servizio militare con le armi sostituendolo con un servizio militare non armato. Con questa legge l’obiezione di coscienza non veniva ancora considerata un diritto, ma un beneficio concesso dallo Stato a precise condizioni e conseguenze: la gestione del servizio civile restava nelle mani del Ministero della Difesa”
Alla data a cui fa riferimento lei veniva considerato ancora servizio militare “ non armato”, che tra l’altro allungava la durata di tale servizio di altri 8 mesi.
Fu solo molti anni dopo che si giunse all’approvazione dell obiezionedi coscienza come diritto umano. Lo stesso articolo,menzionato prima,infatti continua “ Dopo una serie di altri tentativi falliti nel corso della XI e XII Legislatura, nel luglio del 1998 si giunge finalmente all’approvazione della legge 230 che sancisce il pieno riconoscimento giuridico dell’obiezione di coscienza. Con questa legge l’obiezione di coscienza non è più un beneficio concesso dallo Stato, ma diventa un diritto della persona“
Queste fonti sono verificabili e disponibili online
Rispondo alla signora Rosa anche se sembra che dietro ci sia un uomo che risponde. lasciamo la facoltà del dubbio.
Non ha compreso i tre commenti precedenti. Le faccio un riassunto.
Un testimone di Geova poteva o non poteva richiedere il servizio civile negli anni 80 e 90?
SI o NO?
Le rispondo io nel frattempo che ci pensa. Non poteva perchè se il signor “Maurizio” avesse richiesto un servizio alternativo, e lo stato Italiano non lo negava a nessuno, sarebbe stato espulso dai testimoni di Geova perchè portare il pranzo in una mensa dove c’erano cattolici era peccato.
Questo è il quesito fatto. Adesso lo ha compreso?
Se è una tdg risponda senza tergiversare perchè alcuni sono “cintura nera” di giramento di frittata.
Risponda SI o No.
Cara signora Rosa Da silva, come le ha ben risposto la signora Carmela, non vada in fuori gioco.Il nocciolo della questione è che i testimoni di Geova non hanno voluto fare un servizio alternativo.Punto!
E questo è il modo di operare anche oggi nel non voler dare una mano sul sociale ad altre associazioni. Giocate da soli. Ad esempio perchè i testimoni di Geova di Castelvetrano non hanno dato una mano di aiuto alla croce rossa di Castelvetrano? Eppure ci siete andati come singoli a prendere il sacchetto della spesa.
Qui nessuno vuole fare polemica.
Il servizio militare sostitutivo sotto l ‘amministrazione del Ministero della Difesa poteva andar bene per quei pochi cattolici che rifiutavano il servizio armato.
Una volta che tale servizio sostitutivo non era più vincolato alle istituzioni militari, i Testimoni di Geova trovarono accettabile svolgerlo.
Che i cattolici abbiano svolto tutti e sempre il servizio sostitutivo mi fa ridere, visto che quando ero in carcere per obiezione di coscienza come Tdg ne ho conosciuti almeno mezza dozzina di cattolici che avevano rifiutato anche quello sostitutivo, e anche atei e anarchici, che non hanno voluto neppure lavorare per la ” Croce Rossa”.
Che i Tdg vengano presentati come un gruppo insensibile al benessere della comunita’ è un argomento che non trova riscontro nella realtà , dato che i tdg svolsero lavori di interesse comune sia mentre erano in carcere che nell ‘ ambito del servizio sostitutivo loro accettabile.
Per non parlare del fatto che il loro rifiuto ha contribuito a una presa di coscienza da parte delle autorità e annullare la leva obbligatoria.
Che si voglia fare polemica su un aspetto considerato positivo dalla stragrande maggioranza dei cattolici, come il rifiuto di prendere le, armi mi pare indicativo della generale attitudine mentale che si ha verso i Tdg.
La strada verso la libertà di coscienza e delle libertà civili a quanto pare molto lunga e difficile.