«Perché continuiamo a testimoniare il ricordo di mio zio Agostino? Perché crediamo che possa servire da esempio a chiunque, affinché possiamo costruire una società più giusta e corretta». Così Emilia Catalano è intervenuta alla lezione aperta organizzata dalla facoltà di Psicologia dell’Università Cattolica di Brescia sul tema “Vittime di mafia dalla conoscenza all’intervento”. L’idea è stata del docente Tony Giorgi che ha coinvolto Emilia col padre Salvatore e Max Firreri, direttore della nostra testata giornalistica e collaboratore Ansa Sicilia. La lezione si è svolta in presenza con 25 studenti, mentre i Catalano e Firreri si sono collegati online dalla Sicilia. Il dibattito, durato poco più di due ore, ha trattato, inevitabilmente, anche l’arresto del superlatitante Matteo Messina Denaro. Salvatore Catalano è fratello di Agostino Catalano, il caposcorta del giudice Paolo Borsellino, morto nella strage del 19 luglio 1992.
Max Firreri, che dal 16 gennaio come cronista segue le vicende sul territorio legate all’arresto del boss, ha ricostruito le tappe di questi due mesi di indagini, arrivate – sino ad ora – all’arresto anche dei vivandieri Emanuele Bonafede e della moglie Lorena Lanceri e all’avviso di garanzia notificato alla maestra Laura Bonafede. L’occasione della lezione aperta è stata anche quella di riflettere sugli scritti tra la Lanceri e il boss Messina Denaro, resi pubblici nell’ordinanza di custodia cautelare. «Come può una donna, sapendo chi ha davanti, amare quella persona?» è stato l’interrogativo che hanno posto sia Emilia Catalano che Max Firreri. «È il potere che accieca», ha ribadito il docente Tony Giorgi.
AUTORE. Redazione