Mi ricordo di un signore in giro per le strade di Marinella. Mi e’ capitato piu’ volte di vederlo passare quando dalla lezione la liberta’ sceglievo guardando fuori dalla finestra. Oltre il cortile e la recinzione filospinata della scuola media scendeva appiedato. Veniva da Castelvetrano e raccoglieva firme.
Non ricordo per quale importante causa in cuor suo lo facesse ma rammento che era sempre intento a farlo. Come e’ nostra usanza qualcuno lo derideva, io lo trovavo mite e garbato, non credo di averlo mai sentito parlare e se lo fece non ricordo la sua voce. Ricordo invece vagamente il suo volto e del nome il suono mi e’ rimasto alla memoria. Tutti lo chiamavano Professore Lombardo.
Non ricordo se prima o dopo la sua morte i camion carichi di terra facevano la spola da chissa’ dove per recintare il cuore di Marinella e confezionarlo. Ricordo che di li a poco non giocai piu’ a pallone vicino al tempio G. Forse da qui comincia il periodo di rottura la perdita d’identita’.
Forse un’identita’ non c’e’ mai stata e sono io che di amor trabocco e di unita’ fremo.
Facevamo l’ora di ginnastica tra i ruderi di civilta’ lontane e le gare di corsa veloce, scalavamo tra le braccia di pietra una madre silenziosa. Ne sento ancora l’abbraccio e i misteri che in cuor mio i grovigli di pietre e gli anfratti suscitavano. Silenzioso guardavo le lucertole al sole.
Ci raccontavano di storie di giganti che respiravano tra le pietre e del lamento giuravano di averne sentito il suono.
Io l’orecchio porsi molte volte e del silenzio ne capii il respiro; Σελινούς.
Il professore Lombardo girava di casa in casa sentii dire raccogliendo le sue firme imperterrito, mentre a scuola il professore d’artistica gridava alla scempio. Io non mi fermai piu’ aspettando al passaggio a livello; la strada era mozzata.
Giocammo nel cortile quel giorno, il filospinato divento’ per magia piu’ spinoso e guardingo, aldila’ di quello il tempio E veniva inghiottito dalle dune.
Ho imparato che Il nome delle cose e quindi la loro diversificazione e’ importante. Quando pronunciamo un nome, un oggetto un sentimento diamo in quell’istante vita ad un qualcosa d’inafferrabile sgorgato da sillabe senza tempo. L’uomo ha dato un’anima alle cose chiamandole per nome.
Le dune sono bellezze naturali, evocano storie d’Oriente, di beduini nel deserto e di scorpioni. Anche il recinto terroso innalzato in sostituzione dei templi ha un nome non di duna battezzato, ma terrapieno. Se le chiami dune ti viene voglia di salirci su. Se lo chiami terrapieno?
Chissa’ il professore Lombardo come le avrebbe chiamate, non so’ neanche se era quella la sua causa. Dune non dune, area pedonale non area pedonale, porto o parcheggio, depuratore funzionante depuratore non funzionante, asfalto o fiori, turismo di massa turismo ecosostenibile, ombrelloni o scarafaggi, compromesso o dignita’, favori o diritti, dio o mammona.
AUTORE. Giuseppe Ingoglia
Ricordo anch’io con tenerezza la figura del prof. Lombardo, innamoratissimo della nostra Selinunte in cui credeva tanto.
Era il paladino dell’idea dello sviluppo turistico della nostra zona costiera attraverso la battaglia per la realizzazione del porto di Selinunte.
Ciò che da decenni i nostri politici avrebbero dovuto ottenere quale minimale ed indispensabile risultato socio economico per il rilancio di Marinella.
La perenne e vana lotta di Lombardo per Selinunte avrà avuto il sapore del soffio sui “mulini a vento”, ma ha fatto maturare il rispetto postumo verso quell’uomo affettuosamente deriso e le sue imbattibili convinzioni.
Ringrazio Ingoglia per avermi riportato alla memoria quell’uomo mite e buono che ci ha insegnato a lottare per le cose in cui crediamo.
Franco Messina
Generazioni mute e completamente insensibili sono state la causa di tutto ciò.
L’ignoranza e la miseria hanno allontanato l’uomo dal suo simbolo(poetico, affascinante, contemplativo).
Cosa di una tristezza immane.
Un peccato che rende sempre più aridi individui che non provano emozioni, nè sentimenti di appartenenza al proprio territorio.
La cultura si alimenta di tradizioni. E in questo caso sono state innalzate delle vere e proprie barriere architettoniche che hanno impedito persino una visione sensistica d’insieme. Un bel casotto dunque, di quelli stupidamente burocratici e all'”avanguardia”.
ma dico io, ciò che è stato disgraziatamente fatto non può essere sfatto? se le precedenti generazioni hanno sbagliato perché non possiamo rimediare noi, essendo il parco archeologico qualcosa che appartiene storicamente a noi castelvetranesi, sennò che senso avrebbe identificarsi con selinunte, e perchè no anche ai campobellesi (dove si estraeva la pietra per la costruzione dei templi) ai mazaresi (emporio selinuntino) a Sciacca (terme selinuntine) ect. ect., non si può organizzare un referendum per l’abbattimento delle dune a livello comunale o territoriale.
@Franco Messina. Ringrazio altrettanto lei per avermi chiarito per che cosa il professore Lombardo raccoglieva le firme. Vista la remota data del primo progetto del porto e vista anche la battaglia intrapresa per cosi’ tanto tempo da quell’uomo (e vista la situazione di degrado generale regnante) se ne puo’ dedurre che non c’e’ proprio volonta’ di realizzare qualcosa di buono a Marinella.
Saluto con affetto Peppe Ingoglia, e lo ringrazio per la sensibilità mostrata nei confronti di un Uomo come il professore LOMBARDO che anch’io ricordo molto bene. Ricordo le sue battaglie per noi selinuntini oppure come ci chiamano certi signori “scarioti” perchè? ma!!
Quando hanno coperto di sabbia uno spettacolo come il tempio, credetemi io la notte da casa lo vedevo bene, era uno spettacolo infinito. E’ come se l’avessero affossato per sempre, peccato.
Buon di,
complimenti per il tema – argomento scelto.
Invito tutti ad iniziare da Flavio a fare delle foto dal tempio sommerso E o G oppure F verso Marinella di Selinunte, per me è quello lo spettacolo “non vedere le case disordinate, il traffico veicolare e restaree in un luogo straordinariamente ellenico”, non a caso chi lo ha progettato non ha pensato ad uno sterile mucchio di sabbia, ma al progetto di un giardino.
Non sarebbe bello vedere dal tempio E una fila di macchine che si accoda verso la borgata.
Vi invito a scoprire il progetto di Minissi e tutte le cose fatte fino a qualche anno fa. Nessuno di queste idee progettuali ha previsto di dismettere la duna. Perchè?
Proponiamo duna si duna no, ma cosa in alternativa ?
Serve ad avere nuove idee.
correggetemi se mi sbaglio, ma la valle dei templi di agrigento, CHE ACCOGLIE PIU’ TURISTI DI SELINUNTE, ha forse qualche barriera che la protegge da quei mostri architettonici che vi sono nelle vicinanze? Per non citare tanti altri casi dove queste bellezze storiche si trovano nelle vicinanze di posti veramente brutti da vedere e che comunque hanno un altissima risonanza turistica. Al turista interessa ben poco di quello che vedono all’esterno dei vari parchi archeologici, invece al contrario sono molto più incuriositi, almeno nel mio caso è così, di vedere da più vicino ciò che vedono da una certa distanza e poi, scusate, ma se abbiamo una cosa bella che i nostri antenati hanno lasciato a noi perchè la dobbiamo nascondere alla vista, non nascondiamoci dietro ad un dito ma quando è stata fatta questa duna non vi era nessun interesse di carattere archeologico, ma di carattere economico,per alcuni, sicuramente sì.
Bellissimo articolo, mi riporta indietro nel passato di bambina e adolescente; suscita in me emozioni indicibili. Allora con la raccolta firme non concludemmo nulla ,come nulla ha sortito l’ultima raccolta firme per abolire il semaforo di PIAZZA ESCRIVA’ a Castelvetrano.Mi rivolgo a tutti quei giovani che credono nella politica o che si troveranno a lavorare nel nostro comune come funzionari al servizio del cittadino. Bisogna mettersi in gioco seriamente,occorre un rinnovamento, un cambio di rotta;la mentalità vecchia, desueta e clientelare non porta a nulla solo a un finto potere che è l’opposto dell’amore. Amore verso il proprio territorio,amore verso il proprio lavoro amore verso Selinunte che dovrebbe apparire all’occhio del cittadino ma anche del turista come uno scrigno da curare e custodire come un bambino.
Salve a tutti,
ringrazio l’autore dell’argomento per aver ricordato il Prof. Lombardo, un paladino dei diritti civili e un Don Chiscotte che lottava contro i Mulini a Vento, così come sottolineato da Franco Messina.
Un altro argomento per cui si era impegnato ed ha raccolto le firme era la ricostruzione del tempio “G”, ma quel uomo mite veniva ignorato o quasi deriso da tutti, per la costanza e suo impegno anche sotto il forte sole o pioggia.
Raccoglieva le sue firme, oltre per le borgata, alla collina orientale, aspettava (l’allora) numerosi bus, che venivano a visitare la collina orientale e li invitava a firmare la sua petizione..
Voglio spendere una voce fuori dal coro sulle dune, io prima ero contrario alla costruzione delle dune, poi avendo avuto la fortuna di avere lavorato all’interno del Parco Archeologico per tanto tempo, ho iniziato ad apprezzarle, perché danno la possibilità al visitatore di isolarsi ed entrare in un’isola “archeologica”, semmai dovrebbe essere curato di più il parco Archeologico. Informo, a chi non lo sapesse, che il progetto oltre alle dune, prevedeva un sentiero su di esse per continuare a godersi dello spettacolo dell’area archeologica senza dover pagare il biglietto.
non ho mai conosciuto il prof.Lombardo, a stento ricordo la costruzione delle dune (terrapieno) lungo il perimetro del nostro amato PARCO ARCHEOLOGICO, ma, una riflessione vien spontanea…con malinconia si avverte nei cuori di noi cittadini (e son sicuro anche di tanta altra gente che viene a visitare il parco) che le “dune” sono una delle cose più brutte in assoluto!stanno li come i soldati dinanzi l’ingresso di una caserma non consapevoli del fatto che imprigionano una delle meraviglie del mondo e con essa la cultura e la storia che unico rende questo posto.
Tale è la tristezza e l’amarezza nel ricordare in epoche passate lo splendore e la maestosità dei templi illuminati di sera, quasi visibili da qualsiasi angolo della borgata, liberi di sfoggiare la loro infinita bellezza e liberi di curare i sogni di noi cittadini figli incauti…
Mi chiedo quando e semmai un giorno potranno tornare liberi alle nostre originarie visioni e quasi contemporaneamente mi domando il perchè non siano ancora state rimosse queste vergogne..in fondo di “dune” si tratta!!!
Se mai ciò dovesse verificarsi, solo allora, le idee ed i sogni di un uomo come il Prof.Lombardo e di molti cittadini, continueranno a vivere!!
siamo terra anonima di tutti e di nessuno, ma sopratutto di chi decide di prendersela…siamo un paese di pecore che sottostanno al volere dei primi idioti decisionisti che si presentano, perchè non abbiamo le palle per fare sentire i nostri diritti, e con questo mi rivolgo agli amministratori, biechi, inetti e ai quali interessano solo gli scopi personali, permettiamo a chiunque di venire a comandare a casa nostra e questa la dice lunga…sarà che forse ci sia qualche tornaconto a fare così? Sarà che davanti ad un gruzzolo convincente diventiamo tutti più permissivi?….mha!!!…chi lo sa…
Il Prof. Lombardo, creatore del movimento “Benessere e Civiltà”, è stato dimenticato due volte: prima come uomo e poi come politico. Vi chiedete il perchè? Appunto perchè voleva che lA nostra Selinunte portasse benessere, appunto, e civiltà. Mi chiedo, a chi interessa veramente ciò? E me lo chiedo a qualsiasi livello. Giro la domanda al nutrito popolo del web, che saprà sicuramente dare la propria libera e sincera opinione. Servono idee concrete e fattibili, ma serve anche nuovo slancio ed entusiasmo per un progetto: far diventare Selinunte la Taormina della Sicilia Occidentale.
Luigi
Ho 44 anni, mi ricordo molto bene del prof. Lombardo e di ciò che faceva a Selinunte e per Selinunte così come ricordo bene il parco archeologico che è stato parte integrante della mia infanzia e della mia adolescenza.Qunado hanno costruito le dune ho sentito un forte senso di impotenza( ragazzino ho pensato: cosa posso fare di fronte alle ruspe e a quell’enorme spreco di tempo e soprattutto denaro che stavano costruendo?) Il risultato di tutto ciò è che le mie figlie e tanti altri bambini non possono provare quella gioia di giocare e vivere le opere dei propri antenati (tengo a precisare che in materia di archeologia sono ignorante) ma quei templi li sentivo anche miei. Ci sarebbe da parlare per ore su questa storia, voglio concludere dicendo che io sono per un referendum popolare per l’abbattimento delle dune e il ripristino della vecchia strada. ci vorrebbero 10 100 1000 prof. LOMBARDO a Castelvetrano, ONORE a lui per ciò che ha fatto, almeno ci ha provato.
Quoto Giovanni Incerto. Le dune hanno un senso perché ricreano un ambiente fuori dal tempo restituendo alle rovine tutta la loro possente antichità. Ma così come dalle pendici dell’acropoli di Atene è possibile scorgere i propilei ed il Partenone dovrebbe continuarsi a consentire di poter vedere i templi senza pagare dazio. Purtroppo è questa la mentalità odierna degli Organi competenti. Lo dimostra il caso degli sposini cui è stato chiesto uno sproposito per quello che, dico per dire, non è costato nulla ai loro genitori. Bisogna esigere con forza che il progetto venga completato con il sentiero. I templi sono rimasti esposti alla vista gratuita per millenni. Direi che è maturata una discreta usucapione per il diritto collettivo di veduta. E, a proposito di schermature, si sbrighi la Soprintendenza a rimuovere i calcinacci rovinati sui mosaici romani di San Nicolò Regale a Mazara!
Complimenti a Giovanni e Valenziano!
La duna è un ottimom progetto di giardino, grande idea voluta dal progettista Minissi e dal soprintendente di allora Vincenzo Tusa, archeologo, Soprindentende ed Accademico dei Lincei, colui il quale ha permesso e voluto il parco. Grazie a Vincenzo a Selinunte sono venute in studio o a laborare tutte o quasi le missioni archeologiche, università ed istituzioni di ricerca nazionali ed internazionali che negli ultimi 50 anni hanno fatto dell’area archeologica un importante luogo di studio, per la conoscenza del Mediterraneo ellenico.
Non ricordo il prof. Lombardo, ma oggi sono convinto che preferirebbe il parco isolato da una borgata oggi diversa molto da allora. Avete foto di Marinella quando mancava la duna nell’area archeologica? Pubblicate insieme a situazione attuale. Ieri ed oggi.
A Giuseppe, Valenziano e Incerto.
Secondo voi non si poteva ottenere lo stesso risultato recintando con una ringhiera di 2/2,5 metri non scalabile in modo tale da isolare il parco ma non escludere dalla vista i templi? Io mi ricordo che quando era visibile parte della borgata, i templi e il parco per la loro maestosita’, mistero e bellezza assorbivano comunque l’attenzione del visitatore senza distrazioni alcune. Non vedo altro motivo, e questo e’ il mio opinabile pensiero, se non quello che le dune siano state concepite per isolare dalla vista il parco dall’esterno piu’ che il contrario.
Proprio in quell’epoca di gestione di Vincenzo Tusa e del progetto di Porcinai, un gruppo di cittadini fece una proposta alternativa per recingere il parco archeologico con il verde dei Pini marini: alberi al posto delle dune che erano state progettate con il colmo a 9 metri d’altezza e poi solo leggermente ridimensionate per dare un palliativo ai cittadini che protestavano insieme al loro sindaco Francesco Taormina che tentò di appoggiare la protesta.
Sì, forse quella dei pini sarebbe stata l’idea migliore…magari con un fossato di contorno..a quest’ora sarebbero già belli che alti..
Giuseppe Lombardo, da non confondere con Luigi Lombardo, fondatore del partito “Benessere e civiltà”, fu un integerrimo uomo, che fece della sua vita un dono agli altri, soprattutto agli ultimi, e, in modo particolare, ai bambini, ai quali insegnava a leggere, scrivere e a far di conto quale docente di scuola elementare, e ai pescatori di Marinella, con i quali stava per buona parte dell’anno. Fu stimato e rispettato esponente delle ACLI, in nome delle quali portò avanti la battaglia per il nuovo ospedale di Castelvetrano, il porto di Marinella e contro la duna del parco archeologico, trovando nell’on. Ferdinando Russo, che, allora, occupava prestigiosi incarichi di governo, un politico pronto a cogliere le sue richieste e a portarle avanti fattivamente. Nonostante fosse stato isolato all’interno del suo partito dalle camarille mafiose che allora lo dominavano pressoché incontrastate, era universalmente stimato per il suo candore e per la sua purezza di cuore, che molti volevano artatamente equivocare. L’ho conosciuto nell’Azione Cattolica di san Francesco di Paola e l’ho avuto a mio fianco quando ho avuto la ventura di essere candidato alla Camera con i Progressisti nel 1994. Ha fatto bene Giuseppe Ingoglia a ricordarLo e a darGli merito per le lotte che ha portato avanti con coraggio.
Concordo con tutti per gli apprezzamenti rivolti al Prof. Lombardo, ma intendo raccogliere l’idea espressa da qualcuno per farci promotori di un referendum per l’abolizione delle “dune”, che hanno espropriato, i cittadini di Castelvetrano, di un loro patrimonio secolare. Capisco che allora c’è stata la necessità di proteggere il parco archeologico dalla speculazione edilizia selvaggia, molto in voga a quei tempi, ma oggi, con la sensibilità ritrovata sulla salvaguardia del patrimonio artistico ed ambientale, queste pseudo dune non hanno più ragione di esistere. Chiedo al giornale di indire una consultazione pro o contro l’abolizione di questi, ormai, inutili oscenità, per restituire visibilità a quei monumenti che hanno accompagnato la vita di intere generazioni castelvetranesi.
Mi chiedo ma ci pensate quanti soldi ci vogliono per abbatterle???????????
Anch’io ho conosciuto questo misterioso personaggio che girava sempre con una carpetta sotto il braccio per raccogliere firme. Ricordo pure che tutti se ne ridevano di lui. Oggi, a ben pensarci, di questi don Chisciotte ce ne vorrebbero molti. Per quanto riguarda la duna dei templi, sono convinto che la sua creazione era indispensabile. L’uomo della civiltà moderna del consumismo ancora non si è reso conto che sta distruggendo in mondo con la cementificazione e i rifiuti. La duna serve per nascondere al turista lo scempio compiuto dalla nostra generazione e dare l’illusione, almeno per quei momenti di visita, di trovarsi immersi in altri luoghi più sani in altri tempi più naturalisti.