Fine del servizio wi-fi gratuito a Castelvetrano. Da parecchi mesi le zone dove prima era possibile connettersi ad internet col proprio computer portatile o telefonino, non sono più servite dal segnale senza fili per navigare liberamente. O meglio, il segnale c’è, ma non è accessibile. Oggi chi volesse navigare “in libertà”, dovrebbe farlo presso l’ufficio turistico del Comune, con un computer del Comune, attaccato ad un cavo per la connessione internet del Comune. Ovviamente fornendo le proprie generalità per tutte le registrazioni di sorta, senza eccedere particolarmente sui tempi di navigazione, soprattutto se ci sono altre persone in fila che aspettano il proprio turno.
Perché?
La storia del wi-fi cittadino ha origini lontane. E’ il 2006 quando, al Forum della Pubblica Amministrazione di Roma il comune di Castelvetrano riceve un premio “per la brillante opera di innovazione tecnologica”. Un riconoscimento importante, soprattutto se si pensa che il comune belicino pare sia stato l’unico di tutto il centro-sud a riceverlo.
Tra i progetti troviamo anche “l’attivazione di più aree coperte da accesso gratuito ad internet per tutti i cittadini che ne faranno richiesta”.
Tra il 2007 e il 2008, per usufruire del wi–fi in tre piazze di Castelvetrano, bisogna compilare una richiesta scritta, con allegata fotocopia del documento di identità, da consegnare al servizio informatico del comune, ove si chiede di avere rilasciata una password per potere accedere ad internet gratuitamente, dichiarando inoltre di “esonerare il comune da qualsiasi responsabilità per accesso a siti non autorizzati o per ogni altra attività penalmente perseguita”.
Una procedura non proprio facile e veloce e forse un servizio non ancora all’altezza.
Ecco perché nel 2009 viene annunciato un “potenziamento della connettività pubblica e gratuita”.
Le modalità di richiesta delle credenziali di accesso rimangono pressoché invariate e il tempo di connessione è limitato a 60 minuti rinnovabili.
“L’amministrazione comunale – commenta il sindaco Gianni Pompeo – compie un ulteriore passo per avvicinare i cittadini alle nuove tecnologie, favorendone l’utilizzo. Attraverso la rete passano informazioni e servizi, l’accesso al web sta diventando un strumento di democrazia. Quella della socializzazione dei canali digitali e informatici è una strada che seguiamo con coerenza”.
Una coerenza che oggi ha portato a far sparire il wi-fi dal sistema delle piazze.
A questo punto il cittadino potrebbe pensare alla biblioteca. E invece no: nessuna connettività senza fili anzi, nessuna connettività, nemmeno coi fili.
In proposito, il 9 giugno scorso, esce sul Giornale di Sicilia un articolo a firma di Elio Indelicato, dove viene chiaramente spiegato che il cittadino che volesse consultare on-line una gazzetta ufficiale, non potrebbe farlo, a meno che non gli si consenta l’uso di un computer, con la password di un dirigente del Comune per l’accesso al web.
L’amministrazione comunale reagisce stizzita con un comunicato del segretario Livio Elia Maggio, che si affretta a segnalare che “non occorre alcuna password o alcun abbonamento per consultare le gazzette ufficiali. Basta collegarsi al sito www.gazzettaufficiale.it per aver accesso gratuitamente all’archivio che riporta concorsi, leggi e tutte le informazioni utili”.
Verissimo.
Ma come fai se dalla biblioteca non ti puoi collegare ad internet?
Un “trascurabile” particolare sfuggito al dottor Elia Maggio, che però annuncia che “tra qualche giorno (il comunicato è del 10 giugno 2011, ndr) sarà attiva una vera e propria mediateca con ben 11 postazioni di lavoro, complete di scanner, stampanti, collegamento internet ed un moderno plotter”.
Inoltre sottolinea che “un internet point comunale gratuito, con due postazioni complete, è attivo da quasi un anno all’interno dell’ufficio turistico che si trova in piazza Carlo d’Aragona”, e chiude con l’auspicio che per il futuro “sia sempre data una completezza d’informazione, documentandosi adeguatamente prima di diffondere notizie poco corrette.”
Quali sarebbero le notizie poco corrette non è dato sapere, dal momento che le sue “precisazioni” non spostano di una virgola il fatto che la biblioteca non abbia la connessione internet per i visitatori.
Intanto passa tutta l’estate e della magica mediateca da 11 postazioni non c’è nemmeno l’ombra. No, forse l’ombra si comincia ad intravedere: pare che il materiale sia arrivato un paio di giorni fa. Magari “tra qualche giorno” monteranno tutto e si avrà la connessione. Almeno quella coi fili. Anche perché se, come dice il sindaco Pompeo, l’accesso al web sta diventando uno strumento di democrazia, i fili non potranno certo mancare.
Ma ogni biblioteca comunale ha un regolamento. Anche quella di Castelvetrano, approvato a settembre dell’anno scorso.
E il comma 3 dell’articolo 16, recita: l’utilizzo di Internet è a pagamento, le cui modalità sono stabilite con atto di Giunta Municipale.
Eppure, nel luglio 2009, l’assessore Nino Centonze parlava di accesso libero, per “garantire a tutti la possibilità di accedere liberamente a una risorsa importante come è la rete, anche seduti tra i tavoli di un bar del nostro ritrovato centro storico”.
Chissà se un giorno sarà possibile farlo anche dai tavoli della biblioteca.
Egidio Morici
http://www.500firme.it/
e.morici@alice.it
Me l’aspettavo, è nato zoppo come servizio, é muore nel silezio come é nato. Vorrei sapere quante sono state le persone che hanno effettivamente usufruito del servizio in questi anni.
Quando vedevo il cartello WiFi mi veniva da ridere. Il comune ha fallito dove il McDonald’s ha avuto successo.
ora che non devo lottare con la qwerty micro del Torch, cerco di essere più “completo”.
Mi ricordo quando con l’HTC Tytn in mano, accesi il WiFi per vedere di agganciarmi all’hotspot in piazza, seduto sulle panchine vicino “la chiesa di la Matrici”. Mi comparì una pagina del comune in qui si chiedeva di inserire (mi pare le chiamassero così) le credenziali d’accesso. Bhà. Tornai qualche tempo con il Sony Ericsson P990i, accendo il WiFi… mi si invita ad andare nei locali del comune per poter ricevere le chiavi d’accesso. Bhà. Passo davanti all’ufficio del comune con il Nokia E90 Communicator, e leggo che posso ottenere un’ora di navigazione “free” per poi entrare in una fascia a pagamento. Mi faccio due calcoli veloci, io mi collego un tot, la connessione per le email è costante… insomma, col mio provider praticamente pagavo il disturbo di accendere il cellulare in paragone alla secchiata di euro per un utilizzo normale. Perchè in un’ora francamente, non ci fai un caz#@… Seduto all’enoteca con Blackberry Torch 9800, passati gli anni, vedo scomparire il segnale del tutto. Quindi penso: che senso ha avuto. Soldi spesi per cosa? Se è per venire incontro a chi non ha internet a qual pro? dovrebbero comunque avere quantomeno un notebook con wifi. Se ti puoi permettere un pc da circa 500€… E farebbero comunque prima ad “andare a casa del parente/amico con internet” piuttosto che recarsi all’ufficio turistico per sprugghiare carte e controcarte. Soldi persi, stop, non c’è altro da aggiungere, soldi persi. INVECE di lasciare gli hotspot aperti COME SAREBBE LORO NATURA e COME FAREBBE QUALSIASI PERSONA CHE SA DI COSA PARLA, il comune sospende un non-servizio, una pigghiatina p’u culu 2.0 …e già che ci sono, ripeto la domanda in forma più completa: quanti soldini sono stati spesi per gli hotspot WiFi intendendo installazione-manutenzione-costi di gestione? Quante persone AL NETTO DI IMPIEGATI O DIRIGENTI A VARIO TITOLO DEL COMUNE hanno usufruito del servizio ottenendo le chiavi d’accesso?
Vorrei sottolineare che sono a conoscenza della passata legislazione antiterrorismo (che non prevedeva comunque tariffari ad ore) e che la stessa è stata da tempo sospesa, visto che da tempo basta chiedere per esempio, al gestore di un bar, la chiave WEP senza dare documenti di qualsiasi tipo.
una delle innumerevoli porcate…